Il cambio EurUsd reagisce in maniera molto chiara alle dichiarazioni belligeranti di Trump sui dazi. Vendendo biglietti verdi e comprando moneta unica europea.
Negli ultimi giorni della scorsa settimana c’era stato un timido tentativo del dollaro di forzare i primi supporti posti in area 1,14 dopo l’accordo sui dazi con l’Europa apparentemente penalizzante per la UE e favorevole agli USA. A questo si era aggiunta la conferma di una FED ancora attendista sui tassi.
Poi ai proclami ha fatto seguito la sostanza. I dubbi sull’applicabilità effettiva dell’accordo, i mal di pancia europei e gli strali di Trump contro altri Paesi come Svizzera, Brasile e India.
Soprattutto è arrivata la doccia gelata sul dato dell’occupazione americana di luglio, che non solo ha prodotto pochi posti di lavoro ma ha rivisto pesantemente al ribasso i numeri precedenti portando addirittura a licenziamenti in seno alla società responsabile delle statistiche sul mercato del lavoro.
Insomma, il solito ciclone Trump che fa e disfa continuamente con la perenne acredine verso Powell, ormai individuato come capro espiatorio di qualsiasi cosa succeda. La corsa alla successione è partita (i due dissensi in seno al FOMC nel mantenere fermi i tassi fanno parte del partito di chi vorrebbe lo scranno di Powell), ma nulla è ancora deciso.
Intanto il mercato dopo i dati sull’occupazione sembra certo che a settembre un taglio lato FED ci sarà. E ha venduto dollari con un differenziale di tasso rispetto agli altri Paesi appartenenti al blocco G10 in conseguente restringimento.
Gli ultimi giorni sono stati anche utili per comprendere come il dollaro americano in questo momento non viene considerato un porto sicuro durante le fasi di tensione sui mercati finanziari. Anzi, viene liquidato per cercare rifugio altrove. Un contesto quindi non semplice per chi fa investimenti e si ritrova ad investire in più redditizi asset americani il cui vantaggio è debilitato dal fattore cambio.
EURUSD: un ampio range all'insegna della lateralità
Tornando a EurUsd la mia idea è che vivremo ancora una fase di stanca laterale compresa tra 1,14 (con massima escursione ribassista concessa all’euro fino a 1,12) e 1,18. Difficile che la moneta unica riesca a spingersi oltre in questa fase.
Manca il catalizzatore (taglio dei tassi FED) e un nuovo rafforzamento dell’euro in questo momento di dazi sì, dazi no penalizzerebbe ancora di più gli esportatori europei e prevedibilmente costringerebbe la BCE a intervenire di nuovo sul costo del denaro.
Scelta che a Francoforte preferirebbero non essere costretti a fare sui timori di un riaccendersi dell’inflazione globale. Gli spostamenti in corso sulle varie catene del valore potrebbero infatti avere conseguenze anche sui prezzi al consumo.

Lo scenario su EurUsd dovrebbe quindi essere di consolidamento con eventuali puntate del biglietto verde sotto 1,14 da sfruttare per andare short di dollari oppure adottare idonee coperture di rischio cambio. A settembre comprenderemo meglio lo scenario per il resto del 2025.