Tra le valute che in questo 2025 hanno perso terreno nei confronti di un debole dollaro americano ci sono tre commodity currencies come dollaro australiano, neozelandese e canadese, ma anche lo yen giapponese.
La valuta nipponica, reduce da una corposa svalutazione nel 2024, non è riuscita nemmeno nel 2025 a recuperare terreno. Non è colpa dei dazi, il Giappone ha firmato un accordo con gli Stati Uniti. Non è colpa dell’economia, non eccezionale quanto a performance ma neanche in recessione e con un mercato azionario pimpante. I grandi responsabili sono soprattutto due.
Le due cause che spingono al ribasso lo Yen
In primis la politica, con le dimissioni del premier Ishiba che rischiano di insabbiare il dibattito e le scelte economiche del paese a causa dello stallo pre elettorale.
Ma anche le decisioni della Bank of Japan hanno il loro peso. Dopo aver messo fine alla politica monetaria del tasso zero la BoJ aveva avviato una seppur timida fase di aumento dei tassi. Fase che sembra già al capolinea dopo le ultime decisioni della Banca centrale che ha confermato una fase di doverosa attesa per permettere all’economia di sfruttare i tassi bassi e come conseguenza nemmeno tanto sgradita per ora, lo yen debole.
L’inflazione fatica a piegare la testa stabilmente sotto al 2% e proprio la debolezza valutaria è una diretta causa di questo fenomeno. Ma a Tokyo ritengono l’inflazione un fenomeno temporaneo che non richiede una politica monetaria più aggressiva.
Analisi tecnica dello Yen
Lo yen rimane una delle valute più sottovalutate al mondo, ma l’analisi tecnica non sembra incoraggiare per una reazione immediata. USD/JPY sta minacciosamente riavvicinando quota 150. EUR/JPY area 175.
Il grafico di USD/JPY cattura il rialzo importante cominciato da metà settembre con gli oscillatori completamente scarichi che possono in teoria garantire carburante per il proseguimento del bull market. La resistenza offerta dai massimi di luglio a 151, se superata spingerebbe USD/JPY verso il vero banco di prova tecnico, ovvero 154. Qui i recenti massimi primari si uniscono in una trend line che se abbattuta manderebbe in archivio questa lunga fase di trading range mettendo a rischio svalutazione ulteriore lo yen giapponese.

Scenario che si sta già verificando su EUR/JPY dove la resistenza di area 170 è stata violata; il mercato adesso ha solo i massimi di luglio a fare da tappo. Superare anche 175 porterebbe il cross a 180 minimo, pensate un po', del 1988.
Sarebbe quella l’ultima resistenza prima di entrare in un territorio sconosciuto che avrebbe impatti notevoli sulla divisa giapponese. A quel punto la BoJ non potrebbe più ignorare un fenomeno di vera e propria fuga dallo yen. Naturalmente all’opposto la tenuta di 175 alimenterebbe le speranze degli investitori per un sempre molto teorico doppio massimo. Ma a quel punto la conferma sarebbe troppo lontana (sotto 157) per dare per certo il raggiungimento di un minimo definitivo sullo yen. Che non rimane una divisa capace di scaldare molti cuori.