Lo stallo americano dello shutdown non dispiace ai mercati e nemmeno a EUR/USD. La concreta possibilità che il blocco della spesa negli Stati Uniti crei le condizioni per un rallentamento economico costringendo la FED a muoversi sui tassi di interesse, ovviamente abbassandoli, fa contenti gli investitori che intravedono all’orizzonte una politica monetaria più lasca e tassi di sconto degli utili inferiori dando maggior valore a quelli futuri.
E in effetti i verbali dell’ultimo meeting di settembre della FED sembrano confermare che nuove sforbiciate nel costo del denaro sono all’orizzonte. A parte qualche voce di dissenso sembra esserci uniformità di vedute all’interno del FOMC con due tagli nei tassi previsti entro fine anno. Trump festeggia ma gela gli operatori in chiusura di settimana annunciando possibili ritorsioni contro la Cina. Borse che ritracciano e oro che continua a volare.
Questa la sintesi di una condizione, comunque, alquanto pericolosa perché l’inflazione non è ancora stata domata e rimane stabilmente sopra al 3% nella sua versione core, con nuove fiammate che costringerebbero Powell a una retromarcia che sarebbe fatale per la credibilità.
In assenza di dati macro per capire quanto i dazi stanno incidendo sui prezzi al consumo, appare però prevedibile una fase di informazioni economiche che mostreranno nelle prossime settimane un rallentamento del mercato del lavoro. A quel punto la FED non potrebbe fare altro che ridurre il costo del denaro.
Analisi EUR/USD: attenzione alla MM100
EUR/USD è ingabbiato tra due forze. Quella che indebolisce il dollaro (dazi e tassi in calo) e quella che lo rafforza (debolezza politica europea in particolare quella francese).
Non sfugge la precisione chirurgica con cui EUR/USD ha frenato la sua corsa a ridosso di proiezioni di resistenza notevoli e comprese tra 1,18 e 1,20. Un sentiment particolarmente depresso nei confronti del biglietto verde ha favorito una reazione che spinge il cambio a ridosso della media mobile a 100 giorni che nel corso dell’estate aveva arginato la correzione.

Uno sfondamento del supporto dinamico posizionato poco sotto 1,16 (la chiusura di settimana) mi farebbe propendere per una fase decisamente più benigna per il dollaro con obiettivi stimabili tra 1,12 e 1,13. Qui troviamo il 38,2% di ritracciamento dell’intero rialzo 1,01-1,19, ma anche i ripetuti massimi che nel 2023 e nel 2024 hanno caratterizzato il trading range dell’epoca. Difficilmente si scenderà sotto.
Non escluderei una reazione dell’euro nel brevissimo ma fino a dicembre, periodo in cui la stagionalità si farebbe più impegnativa per il dollaro, mi risulta difficile immaginare un euro in rampa di lancio. A meno che la FED non si faccia più "dovish" e la BCE più "hawkish".