Il dollaro americano è in caduta ormai da inizio anno, ma non può sfuggire anche ai meno informati che questa discesa si è accentuata dal famoso "Giorno della Liberazione" di inizio aprile quando Donald Trump ha elencato al mondo quali dazi avrebbero dovuto subire sulla merce esportata negli Stati Uniti.
La svalutazione del dollaro non è però avvenuta in contemporanea con un restringimento del differenziale di tasso di interesse tra Stati Uniti ed altre aree del mondo, almeno per quello che riguarda le scadenze più lunghe dei bond, quelle più sensibili a inflazione e crescita economica.
La svalutazione è arrivata nonostante una maggiore ripidità nella curva dei rendimenti con i tassi a 10 anni sui Treasury che si sono arrampicati fino al 4,5%. Tassi in aumento e cambio in caduta libera sono tipici di economie emergenti quando i capitali escono copiosi a causa di investitori in fuga da rischio e incertezza. E questo sta accadendo con il dollaro americano oggi poco apprezzato dagli investitori. Ma fino a quando?
Forex: per EUR/USD siamo di fronte ad un evento di portata epocale
Il rialzo recente trova pochi precedenti su EUR/USD. Un rialzo dell’euro (con oltretutto la BCE che taglia i tassi di interesse) di oltre il 10% in poche settimane lo ritroviamo solo nel 2010, prima della crisi dell’Eurozona, e nel 2009, all’apice della crisi subprime negli Stati Uniti.
Evidente quindi che siamo di fronte ad un evento di portata epocale i cui effetti economici devono ancora manifestarsi appieno. Ma che intanto cominciano a preoccupare gli investitori che si ritrovano, spesso loro malgrado, con abbondanti esposizioni di dollari in portafoglio visto il dominio finanziario americano sui mercati obbligazionari ed azionari.

Con il superamento di 1,12 EUR/USD sembra aver trovato quella spinta che serviva per uscire da un range che a lungo aveva ingabbiato il cambio tra il 2023 e il 2024. Anche utilizzando banalmente una serie di trend line che uniscono i massimi decrescenti dal 2008 in avanti, vediamo chiaramente che il destino sembra essere segnato per EUR/USD, ovvero un ritorno almeno a 1,20 ma forse anche qualcosa di più.
Da queste parti troviamo infatti i massimi del 2018 e del 2021, ma anche il 38,2% di ritracciamento di tutto il bear market. Solo un veloce e convinto ritorno sotto a 1,12 potrebbe alterare questa view che obiettivamente sembra destinata a non avere grandi opposizioni nemmeno dallo scenario di contorno.
Con un Trump che attacca frontalmente Powell e la FED per spingerlo ad abbassare i tassi, il dollaro non può che subire un atteggiamento che mina alle basi l’indipendenza della Banca centrale più importante al mondo. Il recente passo indietro sa tanto di tattica per consolidare un messaggio che immaginiamo verrà ripetuto ogni volta che i dati macro risulteranno deludenti.