Sembra essere arrivato il momento giusto per fare il punto della situazione su EUR/USD in una settimana che ha visto protagonista il dato dell’inflazione americana, a sorpresa in ulteriore rallentamento a ottobre sotto alle attese e con il dato core che si ferma al 4%. Mercati rimasti sorpresi e che immediatamente si sono precipitati a comprare equity e bond vendendo dollari USA.
Prima dei meeting di dicembre delle banche centrali qualche considerazione è d’obbligo.
Le voci all’interno della FED si moltiplicano con falchi e colombe che si alternano e Powell a fare da mediatore indicando come i prossimi dati, soprattutto sull’occupazione, saranno decisivi per indicare una strada più precisa sui tassi. Che per ora la FED non ha nessuna intenzione di abbassare, ma i numeri dell'inflazione hanno convinto il mercato che qualcosa si farà nel 2024.
Sappiamo molto bene che queste parole valgono fino a dopodomani quando l’andamento dei dati macro detterà l’agenda del FOMC. La recessione non sembra all’orizzonte e l’occupazione non dà segni di cedimento in America.
Perché abbassare i tassi? Forse l’unico che potrebbe sollevare qualche lamento è il mercato immobiliare e quello delle piccole capitalizzazione di borsa, ma a giudicare dall’andamento di altri barometri come il mercato dei bond high yield e degli spread creditizi in genere siamo ancora ben lontani da livelli di guardia.
In Eurolandia il rallentamento economico è molto più evidente con il mercato interno in palese difficoltà e una BCE che sta attendendo il momento migliore per cominciare a svolgere un ruolo più pro crescita. Il rischio adesso è quello di instillare nella mente dei mercati l’idea di un possibile taglio ad inizio 2024 che affosserebbe l’euro. Importando di nuovo inflazione.
Il grafico di EUR/USD ci indica che stiamo vivendo un momento critico, ma forse di ripristino dell'uptrend.
EUR/USD: sembrava un pullback, potrebbe essere un ritorno del bull market
Tecnicamente esemplare il comportamento di EUR/USD con i ripetuti assalti alla media mobile a 200 giorni nella prima parte dell’anno culminati in successo a settembre con l’affondo fino a 1,05.
A quel punto è partito un rimbalzo che guarda caso proprio nei giorni scorsi si è andato ad infrangere contro la stessa media mobile da supporto diventata adesso resistenza. Prima del dato dell'inflazione di martedì però. Già perché l'inflazione in rallentamento ha scatenato i venditori di dollari che auspicano un più veloce ridimensionamento nei tassi di interesse.
Quello che sembrava un normale pullback sotto le resistenze sembra adesso assumere i contorni di un decisivo ritorno del bull market. Media mobile a 200 giorni perforata come il burro ed ora il rischio per il dollaro è quello di una corsa alle chiusure precipitose delle posizioni lunghe.
Un segnale decisamente forte e inaspettato che imporrebbe adesso uno stop and reverse alla strategia short. A questo punto non è da escludere un clamoroso ritorno di EUR/USD in zona 1,10.
Certamente gli stop loss saltati in pochi minuti con la risalita sopra 1,075 hanno amplificato il movimento, ma andare short su EurUsd in questo momento ci sembra non essere la strategia migliore.
Mantenere il long EUR/USD almeno fino a quando il cambio rimane sopra 1,065 e prudenza nella voglia di rientrare subito lunghi sul biglietto verde.