Il Dollaro australiano rimane una valuta decisamente deludente con l’ultimo biennio passato praticamente sempre sott’acqua contro Euro e Dollaro americano. Non siamo comunque di fronte a nulla di clamoroso visto che una tendenza bearish simile a quella attuale si era già vista nel 2018 e nel 2015.
Oltre ai problemi interni anche di credibilità della Banca centrale che vedremo tra poco, il nocciolo della questione si chiama Cina. La dipendenza da Pechino ha riavvicinato i due Paesi di recente portadoli a miti consigli ma non toglie di dosso quell’alea di incertezza che sta avvolgendo l’economia cinese e che sta costando molto caro alla valuta australiana.
Gli ultimi dati delle esportazioni cinesi in calo confermano come la situazione è tutt’altro che rosea con la stessa inflazione, o meglio deflazione, che non sembra voler mollare il territorio cinese.
A ottobre i prezzi al consumo sono scesi dello 0,2%, quelli alla produzione del 2,6%. Questo prelude a pressioni ulteriori verso il basso che solo manovre monetarie più aggressive da parte di Pechino possono aiutare a dare un po' di sollievo anche all’economia australiana che ovviamente conta molto sulla domanda di materie prime in arrivo dal gigante asiatico. Materie prime che sono un altro grosso problema visto il ritorno di pressione sui prezzi di rame e metalli industriali.
E così il bear market di AUD/USD si consolida e non avremo nessuna prova di inversione di tendenza fino a quando non verrà violata verso l’alto la resistenza offerta da un fascio di medie mobili di lungo periodo in transito a 0,70.
AUD/USD: i livelli chiave per puntare al rialzo
La banca centrale australiana il 7 novembre era attesa ad un rialzo di 25 punti base al 4,35% e la mossa è stata effettivamente portata a compimento. Ma il mercato è rimasto deluso. Deluso perché ancora una volta la RBA si è mostrata incerta su tempi e modi della stretta. Forse un nuovo stop nel prossimo meeting visto che dovranno essere i dati a dare conforto sulla necessità di fermarsi. Intanto l’inflazione è prevista in rientro sotto al 3% solo nel 2025.
Ma il mercato è rimasto deluso anche da una manovra sui tassi che abbinata a previsioni di rallentamento economico sembra confermare la confusione che regna dentro il board della RBA che pronostica anche un peggioramento dello stato dell’occupazione.
E così la reazione dai minimi di 0,63 si è spenta dopo poco in area 0,65 con un brusco rientro che al momento sconsiglia l’assunzione di un posizionamento long sull'AUD/USD. Quando le tendenze sono così marcatamente ribassiste meglio evitare di anticipare i tempi e il mio sospetto è che un nuovo interessamento dei minimi potrebbe essere all’orizzonte. Tra 0,63 e 0,64 lecito azzardare un trade long, ma con un rigoroso stop loss sotto 0,625. Target circa 3 figure sopra in area 0,665.