A distanza di poche settimane dal mio ultimo articolo dedicato a EUR/USD (Forex: EUR/USD, la prova della verità) devo ritornare sul tema perché stanno prendendo forma eventi tecnici degni di nota.
Innegabile che Trump sia stato la causa scatenante che ha alimentato la corsa agli acquisti di dollaro dimostrando che il mercato si è fatto cogliere un po' di sorpresa. Ma c’è anche dell’altro e questo altro si chiama inflazione e riflessi sulla politica monetaria americana.
In pochi mesi siamo passati da mercati che scommettevano su taglio nei Fed Funds da 200 punti base nei successivi 12 mesi, a tagli da 100 punti base con l’incertezza addirittura sul meeting di dicembre circa l’effettiva realizzazione dell’evento. L’inflazione ha smesso di scendere in America e l’ultimo dato ha visto addirittura un rialzo nella versione cosiddetta headline (2,6%) e una stabilità nel datore core (3,3%). La Federal Reserve non può rimanere indifferente a questo evento visto che il suo mandato è finalizzato non solo a supportare la crescita dell’occupazione e dell’economia, ma anche il contenimento dell’inflazione.
La crescita degli stessi rendimenti decennali americani passati in poche settimane dal 3,7% al 4,5% conferma che all’orizzonte si intravede non una recessione, ma nemmeno un’inflazione sotto al 2%. E questo mette la FED nelle condizioni di sfoderare una maggiore prudenza che si contrappone ad uno status europeo decisamente peggiore.
La crisi politica innescata dopo la convocazione di elezioni anticipate in seguito al licenziamento del Ministro delle Finanze, si incastra in un delicato quadro economico di marcato rallentamento che si somma a quello costante dell’inflazione. La BCE non dovrebbe avere motivi per non tagliare anche con una certa aggressività i tassi. E infatti il mercato stima un costo del denaro al 1,75% fra 12 mesi in Europa. Ma c’è un effetto collaterale. Comunicare al mercato queste intenzioni significa deprimere ancora di più l’euro e quindi importare inflazione. Esattamente ciò che vuole evitare la BCE per non rovinare il lavoro già fatto.
Forex: EUR/USD in direzione della parità?
Si deve necessariamente guardare all’analisi tecnica di EUR/USD, dunque, per comprendere le possibili future evoluzioni.
L’illusoria salita di EUR/USD fino a 1,12 ha rappresentato quasi una specie di canto del cigno al quale ha fatto seguito una serie di cali consecutivi impressionante. Il livello di supporto cruciale di 1,08 individuato nel precedente articolo è stato violato con decisione brutale spostando immediatamente il cambio sull’ultimo livello degno di nota quanto a capacità contenitiva, 1,05.
Lo stop loss suggerito nel precedente articolo ha fatto il suo degno lavoro, ma ora davanti al dollaro americano si presenta un’occasione clamorosa.
Rompere al ribasso i supporti di 1,05 aprirebbe scenari alquanto funesti per l’euro a quel punto destinato a scendere sotto la parità. Il doppio massimo risulterebbe confermato su EUR/USD e area 0,98/0,97 sarebbe l’obiettivo più probabile.