Il titolo di questo articolo potrebbe sembrare un assurdo, ma anche nel 2016 quando Trump si insediò per la prima volta alla Casa Bianca non andò tanto diversamente. Il mercato pronto a scommettere sullo scenario peggiore per il Messico nella battaglia commerciale e politica con gli Stati Uniti, ma poi lo stesso mercato aggiustò il tiro nei mesi successivi permettendo alla valuta emergente di recuperare terreno.
In Sud America certamente le tensioni con il governo americano sono molto alte. La Colombia è stato il primo stato che ufficialmente ha ceduto alle minacce di Trump di imporre dazi, abbozzando misure contro di essi, ma poi andando alla trattativa sui migranti.
Il Messico respingendo alcuni rimpatri sembra voler dimostrare una certa resistenza alle decisioni del tycoon, ma ancora una volta sarà inevitabile prendere atto per entrambe i Paesi della necessità di collaborare per il bene di tutti. Per ora i dazi del 25% imposti dagli USA verso le merci in arrivo dal Messico scatteranno da questa settimana.
Osservando i dati dell’inflazione messicana di gennaio scopriamo che è scesa più delle previsioni e di ben 30 punti base rispetto al 3,99% precedente. A disturbare questa tendenza è il dato "core", risalito al 3,72%. Una notizia che dovrebbe spingere la Banca centrale a tagliare nuovamente i tassi di interesse, forse anche più di 25 punti base, tenendo in considerazione il nuovo scenario macroeconomico che l’insediamento di Trump alla Casa Bianca sta disegnando.
Una discesa dei tassi al 9,50% teoricamente non dovrebbe favorire una ripresa di un peso messicano arrivato però a livelli tecnici interessanti come vedremo tra poco analizzando il grafico. L’attività economica messicana ha rallentato a novembre ad ottobre, segnalando un affievolimento della spinta congiunturale che confermerebbe quindi la necessità di un’azione monetaria immediata da parte dell’autorità monetaria centrale.
Forex: USD/MXN, il peso comincia ad assumere contorni tecnici molto interessanti
E qui arriviamo al titolo provocatorio dell’articolo secondo cui USD/MXN potrebbe aver già scontato molto di quel pessimismo che le dichiarazioni di Trump in campagna elettorale avevamo contribuito ad alimentare.
Dopo 7 mesi di rialzo consecutivi, gennaio sembra aver trovato in zona 21, 50% di ritracciamento del bear market cominciato nel 2020 e culminato con un minimo in area 16 nel 2024, una resistenza degna di nota. Il tasso di variazione annuale (la performance annua di USD/MXN) ha superato il 20% e questo in passato, fatta eccezione per il 2015-2016 quanto l’avvento del primo Trump destabilizzò il rapporto di cambio, è sempre un segnale anticipatore di un top primario su USD/MXN.
La volatilità non mancherà di accompagnare USD/MXN anche nelle prossime settimane a causa delle news in arrivo dalla Casa Bianca, ma il peso comincia ad assumere contorni tecnici molto interessanti per lavorare in ottica contrarian al sentiment dominante.