Il dollaro americano manda in archivio un 2025 che lo sta consacrando come la peggior valuta del mondo G10, anche peggio dello yen giapponese con un calo che supera il 13% e che rende disastroso il possesso di attivi obbligazionari in dollari con rendimenti che nel corso dell’anno si sono ridimensionati quanto a remunerazione in conto interesse.
Dollaro che arriva a pochi giorni dalla fine del 2025 in una condizione di debolezza persistente dovuta sia a fattori stagionali che di attese degli operatori.
EUR/USD: le ragioni di un rafforzamento o di un indebolimento
Da giugno in avanti EUR/USD è sostanzialmente andato in stallo con una serie di up and down che hanno visto 1,18 e 1,14 come basi superiori ed inferiori di un range che nel 2026, ne sono convinto, sfocerà in un nuovo trend con direzionalità dai contorni più definiti.
Chi si aspetta un dollaro in rafforzamento, quindi sotto 1,14 con quella che risulterebbe una figura di testa e spalla ribassista a quel punto formalizzata e quindi preparatoria per un ribasso di almeno 3-4 figure, individua nella recessione economica la causa di un potenziale recupero di un biglietto verde che fungerebbe da "safe haven" valutario in un contesto in cui le Banche centrali si troverebbero costrette ad agire per contrastare la crisi.
Chi si aspetta un dollaro in indebolimento invece intravede nella politica monetaria della Federal Reserve il ventre molle del biglietto verde. Con le recenti dichiarazioni di Trump sulla futura investitura del Presidente della Fed gli analisti temono una perdita di indipendenza da parte dell'istituto con sede a Washington, a quel punto presieduta da chi sarebbe un mero esecutore degli ordini di un Presidente che a più riprese ha dichiarato come troppo alti i tassi correnti danneggiando il mercato immobiliare e i consumi.
EUR/USD: il quadro grafico
Al momento non possiamo sapere quali forze prevarranno. La stagionalità di inizio anno sorriderebbe al dollaro, ma gli annunci sul nuovo Governatore della Fed potrebbe diluire molto questo fattore.
Graficamente la formalizzazione di una figura di inversione dopo i ripetuti test di 1,145 è stato un ottimo viatico alla risalita del cambio che solo sopra 1,19 e soprattutto la soglia psicologica di 1,20, confermerebbe un 2026 all’insegna ancora della lettera per il biglietto verde. A 1,19 la gamba rialzista 2022-2023 di EUR/USD è eguagliata in ampiezza confermando la solidità di una resistenza il cui cedimento darebbe semaforo verde alla moneta unica europea a quel punto libera di salire fino a 1,25.

All’opposto ci sono altrettanti pochi dubbi su quanto area 1,14 sia importante per supportare il bull market dell’euro. Perdere questo livello troverebbe 1,122/1,125 una zona che nel 2023 e nel 2024 ha arginato con grande efficacia i tentativi di sfondamento dell’euro. Una resistenza ora diventata supporto, l’ultima spiaggia per la moneta europea in caso di affondo del dollaro in un contesto prevedibilmente di crisi economica globale oppure di crisi politica dell’eurozona.
Al momento le probabilità di salita discesa di EUR/USD si equivalgono e solo una violazione delle resistenze/supporti sopra citati offrirà un primo chiaro segnale direzionale a quel punto da assecondare come sempre accompagnandolo con rigidi stop loss.