La Fed si avvia a ripristinare un ciclo di taglio nei tassi di interesse non tanto per le pressioni subite dal Presidente Trump, quanto perché l’economia sta cominciando effettivamente a rallentare, almeno stando ai recenti dati sul mercato del lavoro.
Dopo l'aggiornamento deludente arrivato dalle nuove buste paga di agosto dal settore privato ed il più elevato numero di richieste di sussidi di disoccupazione degli ultimi quattro anni, non sembrano esserci molti dubbi su quella che sarà la decisione della Fed in questo mese di settembre. Probabilmente un preludio a nuove manovre di easing monetario stando alle previsioni del mercato.
Trump canterà vittoria e Powell ribadirà che sarà necessario valutare i futuri dati per proseguire su un sentiero che ricomincia con un dato di inflazione core superiore al 3%. I prezzi alla produzione in tal senso sembrano confortare le previsioni del mercato. Seppur modesta la contrazione a monte della catena ad agosto c’è stata. I prossimi mesi chiariranno se questa è una tendenza.
Forex: EUR/USD in attesa di Lagarde
Dal versante europeo le parole di Lagarde post decisione di mantenere i tassi al 2% confermano che questo sarà il floor per diverso tempo. L’inflazione è stata domata, ma le previsioni al rialzo della crescita economica dell’Eurozona per il resto del 2025 fanno propendere per una maggiore prudenza nel proseguire il cammino di riduzione dei tassi. Mossa che favorisce teoricamente un euro che grazie al ribasso dei tassi a lunga scadenza americana viene supportato ora anche da un differenziale di rendimento in restringimento.
Dal punto di vista tecnico, EUR/USD sta seguendo un percorso abbastanza noioso ma finora prevedibile. Dopo la sparata della prima parte del 2025 con il passaggio da 1,01 a 1,18 ad inizio luglio, il cambio ha avviato una fase inevitabile quanto necessaria di lateralità finalizzata a smaltire gli eccessi di ipercomprato. Il sentiment estremamente sfavorevole al biglietto verde richiedeva una pausa, ora arrivata.

Il non riuscire a spingersi sotto 1,14 nonostante l’acuirsi delle tensioni geopolitiche ai confini orientali dell’Europa e soprattutto la crisi politica in Francia con relative pressioni sugli spread, è un segnale di forza dell’euro (o di debolezza del dollaro).
Il sentiero che disegnerà la Fed questa settimana sarà decisivo per mettere EUR/USD nelle condizioni di muoversi con risolutezza sopra 1,18 aprendo le porte a 1,20 o molto più probabile a 1,25; oppure tentare l’attacco ai supporti di 1,14 per tornare ai livelli pre Liberation Day di aprile.
Questo ultimo scenario mi pare improbabile, sia perché Trump non cambierà politica commerciale, ma anche perché verrà gradualmente meno l’appeal dei maggiori rendimenti sui bond americani se la FED agirà con ulteriori tagli. A questo si aggiunge anche una dinamica di bilancio americana che faticherebbe a tollerare un dollaro forte.
Al momento ritengo che un ritorno sui supporti da parte di EUR/USD sarebbe una buona occasione per liquidare posizioni lunghe sul biglietto verde oppure aumentare le coperture dal rischio cambio dollaro.