Dopo l’ennesimo giro di annunci di Trump sui dazi che verranno applicati a partire dal primo agosto praticamente verso tutto il mondo (a parte Vietnam e UK, di compromessi ne sono stati trovati pochi), ci si chiede dove potrà arrivare la svalutazione del dollaro.
In realtà la mossa di Trump di imprimere una nuova accelerazione alla questione dazi dopo la scadenza del periodo di sospensione potrebbe aver dato un sollievo ad un dollaro comunque debole. Sollievo perché piazzare tariffe comprese tra il 25% del Giappone e il 50% del Brasile, passando per il 35% del Canada ed il 30% dell'Unione Europea, di per sé potrebbe essere mossa inflazionistica che confermerebbe quanto bene ha fatto la Federal Reserve ad attendere di muoversi sui tassi di interesse.
L’economia americana sta bene come ha confermato soprattutto il recente ISM servizi. La disoccupazione rimane bassa, l’inflazione in ripiegamento come i salari. Non ci sarebbe quindi fretta di intervenire se non fosse per le pressioni che Trump esercita su Powell. Probabile che fino a Jackson Hole la FED non scoprirà le carte e nel frattempo EUR/USD dovrebbe consolidare le posizioni senza riuscire a superare 1,20 che appare un livello tecnico solido per resistete a questo primo urto. Oltretutto il sentiment abbastanza negativo sul dollaro dovrebbe agevolare il lavoro di contenimento delle resistenze.
EUR/USD: cosa emerge dal grafico
Il tema dazi continuerà a tenere banco così come i dati dei due deficit gemelli americani, commerciale e pubblico, mantenendo una certa pressione su un biglietto verde che tendenzialmente dovrebbe continuare a svalutarsi nel medio periodo, anche sulla prospettiva di una BCE che manterrà i tassi fermi e una FED che comincerà a ridurli in vista del cambio di guida nel 2026.
Tornando all’analisi tecnica non ci sono grandi dubbi sulla valenza di 1,20. Dopo 5 mesi ininterrotti di rialzo vedremo se il ribasso del dollaro troverà effettivamente uno stop in questa zona di prezzo. Poco sotto 1,20 la gamba di rialzo del 2022-2023 eguaglia in ampiezza quella del 2025.

Come in occasione dei picchi del 2018 e del 2021, l’Rsi a 9 mesi ha toccato un livello di ipercomprato che in occasione di queste annate ha intercettato un massimo primario su EUR/USD. Due massimi la cui linea di tendenza transita appunto da zona 1,20.
Tutti elementi che farebbero pensare ad un ribasso del cambio di alleggerimento, ma attenzione a considerarlo come l’avvio di un periodo positivo per il dollaro. Quello che infatti lascia al momento parecchi dubbi è quel minimo del 2025 di EUR/USD formalizzato sopra quello del 2022. Disegnando una ipotetica figura di testa e spalla rialzista di lungo periodo.
Quindi l’occasione del prossimo ribasso di EUR/USD sarà buona per scaricare biglietti verdi, almeno allo stato attuale delle cose.