Nonostante la crisi del debito francese e l’irrilevanza politica ed economica evidenziata recentemente da Mario Draghi, l’euro continua ad essere una delle valute preferite dagli investitori. E ad agosto la moneta unica europea ha guadagnato terreno praticamente su tutte le principali divise.
Il merito è paradossalmente proprio da ricercare nelle continue bordate che dall’altra parte dell’Atlantico il Presidente Trump lancia a quelle istituzioni finora ritenute una garanzia di indipendenza nella gestione delle politiche monetarie e finanziarie.
Come la SEC, ma soprattutto la FED. Gli attacchi a Powell sono praticamente stati una costante dopo ogni meeting nel quale il FOMC manteneva i tassi di interesse invariati. Mister “troppo tardi” è il soprannome dato da Trump a Powell con riferimento alla decisione di non tagliare i tassi a fronte di un’economia che sta secondo il tycoon riassorbendo quasi completamento lo shock inflazionistico. Quasi, perché quel 3% al di sotto del quale i prezzi al consumo americani faticano ad andare rappresentano un freno ad una politica espansiva verso la quale comunque Powell ha aperto in quel di Jakson Hole abbattendo così il dollaro ritornato sui minimi.
Euro: attenzione alle notizie in arrivo da Parigi
Ci ha pensato la crisi politica francese a riportare debolezza sull’euro con lo spread tra decennale di Francia e Germania a 75 punti base. Il rischio di elezioni anticipate in Francia dopo la decisione del Presidente del Consiglio transalpino di chiedere la fiducia in Parlamento per mettere a punto una misura di tagli ad un debito che sta assumendo proporzioni preoccupanti, è stata la scusa offerta ai mercati per passare alla cassa sull’euro. La data fissata per la politica francese è quella dell’8 settembre e l’euro potrebbe quindi rimanere sotto pressione fino a quel momento.
Euro che come detto ha comunque guadagnato quasi il 2% su dollaro americano e canadese in questo mese di agosto, oltre il 2,5% sul dollaro neozelandese. Il taglio dei tassi da parte della banca centrale neozelandese e la promessa di nuove riduzioni nei prossimi mesi hanno affossato il kiwi riportandolo a ridosso della soglia psicologica di 2 contro euro.
Tra le valute emergenti, oltre alla consueta debolezza della lira turca che ha perso un altro 3%, da segnalare la fragilità della rupia indiana dopo che i rapporti con gli Stati Uniti sembrano essersi ancora più deteriorati con l’entrata in vigore dei super dazi al 50% sull’export indiano, ufficialmente per i legami troppo stretti che Dehli ha con la Russia per quanto riguarda gli acquisti di petrolio.
Tra le poche divise che invece hanno guadagnato terreno ad agosto contro euro da segnalare la corona svedese, che ha lasciato i tassi invariati al 2% e con un mercato che non sembra credere alla ventilata possibilità di nuove manovre di taglio nel costo del denaro.
Si salva nell’ottavo mese dell’anno anche il real brasiliano con il premier Lula che oltre ad annunciare misure di aiuto alle imprese colpite da dazi al 50% sembra essere intenzionato ad aprire i mercati brasiliani a quelli del resto dei paesi Brics per tentare una contromossa all’autoritarismo dimostrato da Trump che rischia di mettere in difficoltà soprattutto l’intero sistema agroalimentare.