La scorsa settimana la Banca centrale giapponese ha alzato i tassi di interesse allo 0,75%, una decisione che era attesa e che serve come manovra simbolica nel tentativo, per ora vano, di frenare la volatilità sullo Yen. Una decisione che vuole fornire anche un segnale di contrasto a un’inflazione che non piega la testa e che lo stesso Yen debole rischia però di alimentare.
L’inflazione non calerà tanto facilmente esasperando i tassi reali negativi che tanto stanno penalizzando lo Yen. E la politica sembra essere la responsabile consapevole. La premier Takaichi ha aumentato di 118 miliardi di dollari il volume degli stimoli di spesa a cui si aggiungeranno ulteriori tagli alle tasse. Benzina sul fuoco dell’inflazione già sotto pressione per le richieste di aumenti salariali di oltre il 5% avanzate dai sindacati dei lavoratori. C’è però un’economia da risollevare dalla recessione e tutto serve per rilanciare una congiuntura che ora dovrà subire anche un costo del denaro più alto per tamponare quell’inflazione tanto desiderata prima del Covid e ora tanto sgradita.
I tassi giapponesi ai massimi degli ultimi 30 anni confermano che il differenziale tassi in restringimento su Europa e America non galvanizza lo Yen, al contrario lo deprime perché gli investitori chiedono una maggiore remunerazione.
La notizia diffusa dalla BoJ che i tassi reali rimarranno significativamente negativi per lungo tempo ha scosso gli investitori e i trader che hanno cominciato a vendere pesantemente Yen consci che i futuri aumenti previsti nel costo del denaro saranno poco efficaci per contrastare l’inflazione e soprattutto restituire una remunerazione positiva alla carta giapponese.
EUR/JPY e USD/JPY: si avvicina il momento della verità
Se il governo giapponese non appare soddisfatto della scelta della Bank of Japan, lo Yen è il ventre molle di una misura che scarica tutte le tensioni proprio sulla valuta che adesso viene vista come il rifugio necessario per mantenere competitive le merci nipponiche.
EUR/JPY è balzato vicino a 185, ma siamo ancora lontani dagli obiettivi tecnici che ritengo più probabili dopo il salto delle resistenze di ottobre. La gamba di rialzo partita nel 2016 è pari a 1,618 volte quella 2012-2014 in zona 200 Yen per euro; questa sembra essere la zona di approdo più probabile per un EUR/JPY che fino a quando non ci sarà un intervento deciso da parte della BoJ sul mercato delle valute continuerà a franare verso il basso.

Per USD/JPY lo scenario non mi sembra tanto diverso. Il quarto mese consecutivo di salita sta portando il cambio verso la delicata zona che in passato ha sollecitato un intervento della BoJ, ovvero 160. Anche qui il momento della verità si avvicina e il mercato sono sicuro che presto metterà alla prova le autorità giapponesi per capire fino a dove si vorranno o potranno spingere.
