I drammatici cali del lunedì nero di Wall Street sembrano ormai alle spalle, con il mercato che sta ricucendo gli strappi anche sulle valute tipicamente utilizzare per il carry trade. Tra queste c’è il dollaro australiano che solo una banca centrale più hawkins del previsto ha salvato da una situazione che si era fatta decisamente complicata a livello tecnico.
Oltre al crollo verticale registrato contro yen, l’Aussie era sceso sotto 0,64 contro dollaro Usa mentre contro euro è arrivato a ridosso di zona 1,72. Poi, come vedremo, ci ha pensato la RBA a tamponare e invertire la tendenza come vedremo tra poco.
La RBA ha infatti mantenuto i tassi di interesse al 4,35% ribadendo che rimarrà vigile sull’inflazione e spostando a dicembre 2026 il momento in cui i prezzi al consumo prevedibilmente torneranno a frequentare la parte centrale del range obiettivo 2-3%. Ma non finisce qui. Bullock, il Governatore della RBA, a più riprese ha confermato che il board ha valutato rialzi senza prendere in considerazione dei tagli nei tassi.
La stessa Bullock ha poi sottolineato in un evento successivo che la RBA non esiterà ad alzare ulteriormente i tassi se necessario per mantenere sostenibile il percorso di rientro dell’inflazione. Insomma, almeno dal punto di vista retorico, i mercati sono avvertiti. Non provate a spingere ancora più giù l’australiano perché interverremo per stroncare ogni tentativo.
Naturalmente la dinamica dei cambi non è solo influenzata dall’inflazione locale, ma anche dalla domanda mondiale di metalli, risorsa primaria per l’economia australiana. Che al momento rimane debole come certificato dai recenti dati di inflazione, usciti sempre sotto l’1% e con i prezzi della produzione ancora in contrazione.
Questo significa che la domanda di materie prime per il momento non decollerà continuando a creare problemi ad un’economia che al tempo stesso deve fronteggiare l’inflazione. La valuta rappresenta la valvola di sfogo naturale per rimanere competitivi anche se con il rischio di maggiore inflazione importata se troppo eccessiva. Giappone insegna. Il meccanismo non è quindi esente da rischi.
Comunque tanto è bastato per rinvigorire un Aussie in caduta libera che per ora regge l’urto solo grazie alla prospettiva di una divergenza con le politiche monetarie con i paesi del G7. Per quello che riguarda quindi EurAud la strategia long rimane quella preferita con il pull back in corso che potrebbe rappresentare un’ideale punto di ingresso per ritardatari, oppure di uscita per chi finora è rimasto investito in Aud. Decisiva la tenuta di 1.65 nelle prossime sedute. In caso di discesa sotto questo supporto da valutare un clamoroso stop and reversal.