Recessione USA: azioni vs obbligazioni, chi ha ragione? | Investire.biz

Recessione USA: azioni vs obbligazioni, chi ha ragione?

12 set 2025 - 11:15

Le Borse USA volano su nuovi record grazie ai tagli attesi dalla Fed, mentre i Treasury segnalano timori di recessione e debolezza economica

Le Borse americane continuano a segnare nuovi record, sostenute dall’ottimismo per possibili tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Al contrario, il mercato obbligazionario lancia segnali di allarme sulla solidità dell’economia statunitense, con una corsa agli acquisti di Treasury che tradisce la crescente preoccupazione degli investitori. In questo articolo e nel video allegato vedremo quali potrebbero essere gli scenari futuri.

 

 

Rally azionario a Wall Street e segnali contrastanti

Giovedì l’S&P 500, il Dow Jones e il Nasdaq hanno chiuso a livelli record, spinti dall’idea che un taglio dei tassi già dalla prossima settimana possa sostenere utili societari e consumi. Secondo Emily Bowersock Hill (Bowersock Capital Partners), la fase attuale è di pura “avidità”, con un momentum talmente forte da rendere improbabile una correzione di breve periodo.

Nonostante il quadro macro non sia perfetto - mercato del lavoro in rallentamento, debolezza nell’immobiliare e nella manifattura - i consumi restano resilienti e gli investimenti legati all’intelligenza artificiale continuano a crescere. Per Mark Gibbens (Gibbens Capital), il bull market resta “innocente fino a prova contraria”.

 

 

Obbligazioni e timori di recessione

Sul fronte obbligazionario, il rendimento del Treasury decennale è sceso brevemente sotto il 4%, minimo da aprile, segnale di forte domanda per beni rifugio. Bob Savage (BNY) ha avvertito che livelli sotto il 3,5% sarebbero interpretati come chiaro campanello d’allarme sulla salute della prima economia.

Il ritorno massiccio sugli asset difensivi segue mesi di dati deboli dal mercato del lavoro e incertezze legate ai dazi commerciali. La Yale Budget Lab ha stimato che le tariffe effettive a carico dei consumatori americani hanno raggiunto il 17,7%, massimo dal 1934.

 

 

Inflazione e Fed al centro dell’attenzione

Il dato CPI di agosto ha confermato un’inflazione ancora in crescita, ma non sufficiente a fermare i piani della Fed. L’istituto centrale ha mantenuto i tassi tra il 4,25% e il 4,5% da inizio anno, dopo un taglio dell’1% nel 2024. Storicamente, quando la Fed riduce i tassi al di fuori di una recessione, i mercati azionari tendono a performare bene nei 12 mesi successivi.

Sul fronte occupazionale, però, i segnali restano preoccupanti: il report di agosto ha mostrato solo 22.000 nuovi posti di lavoro, mentre le revisioni hanno peggiorato il bilancio occupazionale degli ultimi due anni. Un peggioramento del mercato del lavoro o una nuova accelerazione dell’inflazione sarebbero difficili da ignorare sia per la Fed che per gli investitori.

 

 

Azioni vs obbligazioni: chi ha ragione?

Azioni e obbligazioni oggi raccontano due storie molto diverse. Da un lato, Wall Street scommette che i tagli dei tassi sosterranno la crescita degli utili; dall’altro, il mercato dei Treasury teme che questi interventi servano in realtà a proteggere un’economia più fragile del previsto.

Il verdetto finale arriverà dai prossimi dati macro e dalle trimestrali di ottobre: solo allora sarà possibile capire se l’ottimismo degli azionisti o la prudenza degli obbligazionisti avranno colto nel segno.

 

 

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