Nel 2025 il mercato sta assistendo a un evento piuttosto insolito: sia l’oro che l’S&P 500 sono vicinissimi ai loro massimi storici. Due asset tipicamente contrapposti – uno considerato rifugio in tempi di incertezza, l’altro simbolo di ottimismo economico – che oggi salgono in tandem. Ma è davvero sostenibile questa doppia corsa? E soprattutto: in questo scenario complesso, come si posizionano l’oro e l’argento rispetto alle azioni?
Oro contro equity: ecco le performance
L’S&P 500 ha recuperato gran parte della correzione causata dai nuovi dazi annunciati dall’amministrazione Trump ad aprile, tornando solo a circa il 2,3% dai suoi massimi assoluti. Allo stesso tempo, l’oro ha messo a segno un rally impressionante, con un +27% da inizio anno, complice un mix di aspettative su un ammorbidimento della politica monetaria, un deficit pubblico in crescita e una domanda forte da parte delle banche centrali.
La coesistenza di questi trend suggerisce un clima di “ottimismo con riserva”: da un lato si cavalca la narrativa della crescita alimentata dall’intelligenza artificiale, dall’altro si cerca protezione tramite l’oro. Come ha commentato Adam Koos, “è come vedere qualcuno mangiare insalata e dessert allo stesso tempo”.
Argento e platino: i nuovi protagonisti
Se l’oro resta al centro dell’attenzione, il vero protagonista delle ultime settimane è l’argento. I future su silver hanno raggiunto i 35,81 dollari l’oncia, il livello più alto dal febbraio 2012, con una performance del +22% da inizio anno. Per la prima volta da tempo, l’ETF iShares Silver Trust ha superato in rendimento quello sull’oro, con un +11% solo nel mese di giugno.
Il motivo? Una combinazione di deficit strutturali nell’offerta – per il quinto anno consecutivo, la domanda globale di argento supererà l’offerta – e nuove applicazioni industriali, in particolare nei pannelli solari e nei semiconduttori.
Il platino, da parte sua, beneficia della forte domanda cinese per gioielleria, aumentata del 50% su base annua, e di una contrazione del 12% dell’offerta sudafricana. Tuttavia, diversi analisti preferiscono l’argento per le sue prospettive strutturali più solide, anche considerando l’invecchiamento demografico cinese che potrebbe penalizzare la domanda di platino in futuro.
Livelli tecnici chiave: oro e argento sotto la lente
Chiudiamo con uno sguardo ai livelli tecnici più rilevanti per i due principali metalli preziosi.
Oro (Gold Futures)
Dopo il massimo storico di aprile a quota $3.510, il metallo giallo si muove in area $3.375, distante solo del 2% dai massimi. Un breakout sopra i $3.400–3.420 consoliderebbe il trend rialzista, con target potenziali verso $3.600. Al ribasso, il primo supporto passa da $3.300, mentre una rottura sotto i $3.180 segnalerebbe un’inversione più seria.
Argento (Silver Futures)
Il breakout sopra i $35 è stato considerato “altamente significativo” da diversi gestori istituzionali. Il prossimo livello psicologico importante è $37, mentre un ritorno verso $33 potrebbe offrire un punto di ingresso per chi ha perso il movimento iniziale. I massimi storici del 2011 e del 1980 restano lontani, in area $50, ma il sentiment resta costruttivo in ottica di medio termine.
In conclusione, se da un lato l’azionario americano sembra continuare a scommettere sulla crescita, i metalli preziosi – in particolare oro e argento – offrono una protezione tangibile contro gli squilibri strutturali del sistema. Con livelli tecnici chiave vicini, il prossimo movimento potrebbe essere decisivo per chiarire chi, tra oro, argento e azioni, "sgranerà gli occhi" per primo.
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