Oracle: tra entusiasmo AI e crollo in Borsa, cosa bisogna sapere | Investire.biz

Oracle: tra entusiasmo AI e crollo in Borsa, cosa bisogna sapere

14 nov 2025 - 11:15

Dopo il boom AI e il rally di settembre, le azioni Oracle affrontano un brusco dietrofront. Pesano l’esposizione a OpenAI e la pressione sul debito

Negli ultimi mesi Oracle è passata dall’essere una delle storie più brillanti del settore tecnologico all’emblema della fragilità che circonda la grande corsa all’intelligenza artificiale. Il rally spettacolare registrato dalle azioni a settembre - un +36% in un solo giorno - è stato completamente cancellato, lasciando spazio a un calo superiore al 35% e a una serie di interrogativi che il mercato continua a porre con sempre maggiore insistenza. Questo settore è davvero sostenibile?

 

 

Il peso di OpenAI e l’effetto domino sulla valutazione delle azioni Oracle

L’origine di questa inversione va ricercata nel cuore della nuova strategia di Oracle: l’espansione aggressiva nel cloud dedicato all’AI e la collaborazione con OpenAI, partnership che ha proiettato l’azienda al centro dell’ecosistema delle grandi piattaforme di calcolo. Le aspettative erano enormi, alimentate dall’annuncio di un backlog di contratti più che triplicato a 455 miliardi di dollari nel primo trimestre fiscale, un dato che aveva alimentato l’idea di una domanda inesauribile per i server AI e per i data center Oracle.

Il punto di svolta, tuttavia, è stato proprio il legame con OpenAI. Secondo le fonti, circa il 65% del boom nel portafoglio ordini di Oracle deriva dal maxi-accordo con l’azienda guidata da Sam Altman, accordo che prevede un impegno di spesa da parte di OpenAI stimato in 300 miliardi di dollari per servizi di calcolo cloud. Una cifra imponente, che ha reso Oracle una sorta di “proxy” indiretta per investire - o scommettere - sul futuro di OpenAI.

Questo legame si è trasformato in un’arma a doppio taglio non appena sono emersi i primi segnali di difficoltà finanziaria sul fronte OpenAI. Microsoft ha infatti rivelato una svalutazione da 4,1 miliardi di dollari connessa alla propria quota nella società, implicando perdite annue per OpenAI nell’ordine dei 12 miliardi a fronte di ricavi stimati attorno ai 13 miliardi. Un quadro che ha alimentato scetticismo e acceso l’interesse degli investitori ribassisti: lo short interest su Oracle è aumentato fino a 55 milioni di azioni, quasi il doppio rispetto a poche settimane prima.

 

 

Il mercato del credito lancia l’allarme: debito, CDS in rialzo e rischio downgrade

Al rallentamento del titolo si è aggiunto un peggioramento delle condizioni del credito. Per finanziare l’espansione dei propri data center, Oracle ha collocato 18 miliardi di dollari in nuove obbligazioni, attraendo l’attenzione delle principali case di analisi. La risposta del mercato non è stata incoraggiante: Barclays ha tagliato il rating sul debito portandolo a “underweight” e avvertendo che la società potrebbe perdere lo status di investment grade, complice una combinazione di bilancio indebolito e cash flow negativo.

In parallelo, il prezzo dei credit default swap di Oracle è salito ai massimi pluriennali. Lo stesso fenomeno si osserva anche nei confronti di CoreWeave - altro importante fornitore di infrastruttura AI e competitor indiretto - i cui CDS sono aumentati del 53% da inizio ottobre. Il mercato obbligazionario sta dunque segnalando un incremento del rischio percepito attorno all’intero settore dei data center AI, non limitato al solo caso Oracle.

 

 

Il segnale da CoreWeave e la fragilità del settore AI 

A rafforzare le preoccupazioni degli investitori contribuiscono le vicende di CoreWeave. La società, che aveva rappresentato una delle storie più interessanti della nuova generazione di cloud provider specializzati in AI, ha riportato un ritardo nello sviluppo di un data center affidato a un partner terzo, fatto che ha comportato un taglio delle stime di ricavi nel trimestre. Da quel momento il titolo è scivolato di oltre il 40% in un mese e del 56% dal massimo di giugno.

Il quadro che emerge è quello di una corsa all’espansione data center che inizia a mostrare limiti strutturali molto concreti: ritardi negli impianti, pressione sul credito, consumo di capitale elevato, necessità di potenza elettrica sempre maggiore e margini sotto pressione. In questo contesto, Oracle risente - più di altri big tech - della fragilità dei partner e dell’enorme impegno finanziario richiesto dal nuovo modello di business.

 

 

Non tutto è negativo: la domanda AI resta robusta e gli analisti sono divisi

Nonostante la debolezza del titolo e i timori macro-finanziari, una parte consistente degli analisti continua a vedere in Oracle una potenziale occasione d’acquisto. Mizuho, in particolare, ribadisce una raccomandazione “Outperform” con un target price di 400 dollari, che implica una risalita superiore al 75%. Il messaggio è chiaro: la domanda per GPU e server AI rimane elevata, e la capacità di Oracle di soddisfarla potrebbe consentire al gruppo di superare le aspettative nelle prossime trimestrali.

Anche sul fronte operativo arrivano segnali positivi. La società ha confermato che il grande progetto di data center ad Abilene, Texas, procede secondo i tempi previsti. Inoltre, alcuni analisti suggeriscono di valutare Oracle non solo per la sua esposizione diretta a OpenAI, ma anche per la crescita più stabile del suo business cloud tradizionale e per le potenziali opportunità legate a clienti corporate di grande profilo.

 

 

Conclusioni: azioni Oracle tra opportunità e incognite del nuovo ciclo AI

Oracle si trova oggi nel punto di contatto tra due forze opposte. Da una parte vi è una domanda AI ancora fortissima, un portafoglio ordini senza precedenti e la possibilità di intercettare i più grandi flussi di investimento tecnologico del prossimo decennio. Dall’altra parte emergono segnali di stress finanziario, interrogativi sulla sostenibilità economica del modello di OpenAI, rischi crescenti legati al debito e all’accesso all’energia, oltre a un aumento significativo della volatilità sul titolo.

Il quadro generale appare quindi complesso ma estremamente interessante: Oracle rimane una delle scommesse più grandi e più rappresentative dell’intero fenomeno AI. Se il settore manterrà le promesse, il titolo potrebbe beneficiare di un posizionamento unico. Se invece la corsa agli investimenti dovesse frenare, le criticità emerse negli ultimi mesi potrebbero rappresentare un campanello d’allarme più serio di quanto il mercato abbia finora considerato.

 

Disclaimer: File MadMar.

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