Negli ultimi mesi Apple si è trovata sotto i riflettori per un motivo ben preciso: la difficoltà nel colmare il divario con i principali concorrenti nel campo dell’intelligenza artificiale. Mentre Microsoft, Google e OpenAI hanno accelerato lo sviluppo e la distribuzione di strumenti generativi, Apple ha mostrato un ritardo evidente, soprattutto con il suo assistente vocale Siri, rimasto tecnologicamente indietro. Vediamo quali sono gli ultimi risvolti in questo articolo e nel video allegato.
Apple e AI: la possibile partnership con Google Gemini
Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, Apple avrebbe avviato trattative preliminari con Google per integrare Gemini come “cervello” di una nuova versione di Siri, attesa nel 2026. L’idea sarebbe quella di sviluppare un modello personalizzato, ospitato sui server Apple, per rilanciare l’assistente vocale. Tuttavia, secondo diversi analisti, tra cui Richard Windsor di Radio Free Mobile, questa mossa rischierebbe di indebolire l’immagine di Apple: da un lato comprometterebbe il suo storico impegno sulla privacy, dall’altro renderebbe Siri sempre un passo indietro rispetto allo “stato dell’arte” dei modelli di Google, che evolvono rapidamente.
Le alternative sul tavolo: Anthropic e OpenAI
Apple non ha considerato solo Google. Sono state avviate anche trattative con Anthropic (Claude) e OpenAI (ChatGPT), valutando se affidare a queste piattaforme lo sviluppo di una nuova generazione di Siri. Internamente, l’azienda sta portando avanti un vero e proprio “bake-off”: da un lato un progetto chiamato Linwood, basato sui propri modelli, dall’altro Glenwood, alimentato da tecnologie esterne. L’incertezza rimane alta, e la decisione finale non è attesa prima di alcune settimane.
Crisi interna e fuga di talenti
La situazione di stallo ha portato anche a tensioni interne. Dopo i ritardi nell’aggiornamento di Siri (previsto per la primavera 2025 e rinviato di un anno), il progetto è passato sotto la supervisione di Craig Federighi e di Mike Rockwell, mentre l’ex responsabile AI John Giannandrea è stato messo da parte. A complicare le cose, diversi membri chiave del team Foundation Models di Apple hanno lasciato l’azienda: tra loro Ruoming Pang, passato a Meta con un pacchetto da 200 milioni di dollari.
Il nodo centrale rimane sempre lo stesso: la privacy. È proprio questa la caratteristica che distingue Apple sul mercato, ma che rende difficile addestrare modelli linguistici avanzati basati su enormi dataset. Questo paradosso rischia di bloccare l’azienda in un vicolo cieco: se insiste con le proprie soluzioni, rischia di restare irrilevante, se si affida a partner esterni, rischia di perdere il suo DNA.
Reazione del mercato ed analisi del prezzo
La Borsa ha reagito positivamente alle indiscrezioni: nella seduta di venerdì, Apple è salita dell’1,4% a 227,95 dollari mentre Alphabet ha guadagnato il 2,9% a 205,46 dollari, toccando i massimi storici. Molti osservatori hanno visto in Google il vero vincitore potenziale di questa partnership, mentre Apple rimane in una posizione più fragile, legata alla necessità di non perdere utenti a vantaggio di Android.
Dal punto di vista tecnico, il titolo AAPL mostra segnali di recupero dopo un 2025 complesso: le azioni restano in calo di circa il 6,7% da inizio anno, penalizzate da timori su AI e tensioni commerciali, ma hanno recuperato oltre il 6% da fine luglio.
Fonte: Trive.com/it
Il livello dei 230 dollari rappresenta una resistenza chiave: un superamento deciso aprirebbe la strada verso i massimi estivi, mentre una correzione sotto i 220 dollari potrebbe riportare pressioni ribassiste. Insomma, tutto passa per la zona rotazionale tra 220$-230$ (rettangolo arancione). Se questa zona dovesse tenere, possiamo aspettarci il prosieguo del trend rialzista anche fino ad area 250$.
La reazione all’evento Apple del 9 settembre, quando si attendono annunci concreti sulle strategie AI, sarà cruciale per il sentiment del mercato. Vi terremo sicuramente aggiornati.
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