Criptovalute, Bitcoin: a che punto siamo con il ciclo a 4 anni? | Investire.biz

Criptovalute, Bitcoin: a che punto siamo con il ciclo a 4 anni?

22 nov 2025 - 15:00

Il ciclo dei quattro anni di Bitcoin continua o cambia regime? Vediamo cosa ne pensano gli esperti

Il dibattito sul futuro di Bitcoin è tornato con forza al centro dell’attenzione nelle ultime settimane. Dopo il massimo storico di oltre 126.000 dollari toccato a ottobre, la criptovaluta è scivolata sotto i 90.000 dollari, bruciando i guadagni del 2025, riaprendo la discussione su un tema apparentemente eterno: il cosiddetto ciclo quadriennale di Bitcoin.

Le interpretazioni degli operatori e degli analisti sono molto diverse fra loro, e la contrapposizione di visioni, che vanno da chi sostiene la persistenza del ciclo a chi invece ritiene che sia stato rotto dalle nuove dinamiche di mercato, è sempre più netta. Vediamo cosa pensano gli esperti.

 

Bitcoin: la prospettiva di chi sostiene la persistenza del ciclo

La tesi di chi difende la continuità del ciclo parte da radici meccaniche profonde: il meccanismo dell’halving rimane, per questi osservatori, il motore che riduce l’offerta di nuova moneta e crea il contesto per una sequenza quasi rituale di accumulazione, rally parabolico, picco speculativo e successiva correzione.

Secondo BitMEX, il ciclo non è morto ma è anzi più “strutturale” che mai. L’halving avvenuto il 19 aprile dell’anno scorso continua a operare come shock d’offerta; storicamente, sostengono gli analisti, il picco si è manifestato mediamente 12–18 mesi dopo l’halving.

A questo si aggiungono caratteristiche di mercato che amplificano gli eccessi: leva finanziaria elevata, predominio dei contratti perpetual e meccanismi di liquidazione che, nel fase avanzata del rally, trasformano la salita in una bolla che poi implode con violente vendite forzate. Per BitMEX, le recenti liquidazioni per circa 20 miliardi rappresenta un segnale di “stanchezza ciclica”, non di scomparsa della dinamica storica.

 

Bitcoin e ciclo a 4 anni: la visione degli analisti istituzionali

Su un piano affine ma con una lettura più cauta, Bernstein e altri istituzionali vedono nella caduta un mix di profitt-taking dei long-term holders e deleveraging delle posizioni speculative. Per Bernstein la compressione recente dei prezzi è in parte auto-alimentata: l’aspettativa che il ciclo dovrebbe ripetersi spinge alcuni operatori a vendere in anticipo, producendo la stessa accelerazione ribassista che i modelli ciclici prevedono nella fase finale.

Al contempo però gli esperti di Bernstein non guardano a questo episodio come al preludio di un bear-market analogo ai precedenti: piuttosto lo interpretano come una fase di consolidamento verso un nuovo bottom locale, favorita dalla presenza crescente di acquirenti istituzionali come gli investitori in ETF spot, che hanno aggiunto una componente di domanda più stabile rispetto alla pura speculazione retail.

 

La posizione di Bitwise e di Tom Lee

Dall’altro lato del ring interpretativo troviamo la posizione dei manager di Bitwise e alcuni strategist come Tom Lee di FundStrat, che espongono una prospettiva opposta: la diffusione di strumenti come gli ETF spot, l’ingresso nelle tesorerie aziendali e la partecipazione crescente di investitori istituzionali avrebbero di fatto cambiato le regole del gioco.

Secondo questa tesi, i meccanismi che un tempo rendevano praticamente inevitabile la sequenza ciclica sono ora attenuati o resi irrilevanti. Hunter Horsley di Bitwise e Tom Lee sostengono che la mera paura del ciclo e le vendite preventive per “evitare il dump del 2026” potrebbero aver già rotto la dinamica storica.

Se il 2025 dovesse chiudere in calo, il 4-year cycle sarebbe effettivamente compromesso e il 2026 si aprirebbe come un anno “libero”, dove la performance dipenderà più dalla crescita economica e dalla liquidità complessiva che dal semplice effetto dell’halving.

 

Bitcoin: il ciclo a 4 anni è davvero superato?

Il ciclo quadriennale di Bitcoin forse non è morto, ma sta cambiando forma. Il mercato si sta evolvendo, passando da un sistema guidato da meccanismi interni a uno più integrato con i capitali istituzionali e l'economia globale.

I prossimi trimestri saranno la prova decisiva: se la domanda istituzionale si consoliderà, potremmo assistere a una nuova fase di stabilità. Se invece prevarrà la fragilità, torneremo a vedere alta volatilità e ci si chiederà se il ciclo a 4 anni sia ancora da considerare.

 

 

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