La stagione delle trimestrali sta per prendere il via a Wall Street. Come di consueto, sono le banche d'affari ad aprire le danze e questa settimana vedrà JP Morgan, Goldman Sachs, Bank of Amrica, Well Fargo, Morgan Stanley e Citigroup pubblicare i dati relativi al secondo trimestre.
Se si fa un raffronto rispetto alla situazione dell'anno scorso non si può fare a meno di rilevare una differenza sostanziale. A luglio del 2020, gli istituti di credito avevano a che fare con miliardi di dollari rimasti incagliati per i prestiti che la pandemia aveva reso traballanti. Imprese che si sono trovate costrette a chiudere e famiglie che hanno dovuto affrontare la perdita di lavoro hanno messo in difficoltà tutto il sistema bancario.
Tutto questo ha spinto la Federal Reserve a bloccare la distribuzione dei dividendi e i buyback azionari per salvaguardare l'interesse della clientela e di tutti gli altri stakeholder. I tassi d'interesse tenuti bassi hanno poi ridotto fortemente la marginalità delle banche, con riflessi negativi sui profitti aziendali. Oggi il quadro generale si è rovesciato, perché le attività delle imprese hanno ripreso a correre, così come di conseguenza quella delle banche.
Gli analisti della società d'investimenti americana Keefe, Bruyette & Woods hanno stimato che i prossimi risultati trimestrali potrebbero riservare un aumento del 40% degli utili per azione rispetto al secondo trimestre dell'anno scorso. In vari casi però i profitti potrebbero essere smorzati dal fatto che i bassi tassi d'interesse hanno ridotto i margini nel primo trimestre al minimo storico. E la stessa cosa potrebbe essere successa anche nel secondo trimestre.
Tutto ciò si fa ancora più limitante dal momento che le banche avrebbero tanta liquidità in eccesso derivante dal denaro accumulato dalle aziende nei conti correnti. Il risparmio ammonta a circe 17.000 miliardi di dollari e verrebbe utilizzato per effettuare una quantità maggiore di prestiti se le condizioni sui tassi fossero migliori.
Wall Street: le ragioni per scommettere sulle banche
Ad ogni modo, le prospettive per il settore bancario si fanno interessanti e il mercato dall'inizio dell'anno ha cominciato a comprare i titoli finanziari. Lo dimostra ad esempio l'andamento dell'indice KBW NASDAQ Bank, che è cresciuto del 27% nel 2021, superando l'aumento del 16% dell'S&P 500. Le ragioni per continuare a investire sulle banche possono essere almeno 3:
I bilanci delle banche sono solidi
Gli ultimi stress test della FED hanno messo in luce una situazione patrimoniale degli istituti di credito più che robusta. Delle 23 aziende testate tutte hanno superato brillantemente la prova. Questo dimostra come i sacrifici fatti durante la pandemia accantonando riserve sono serviti a rilanciare un settore fortemente provato e che adesso è assolutamente vitale per la ripresa di tutta l'economia statunitense.
Il ritorno a dividendi e buyback
Le banche ora hanno le risorse per poter premiare gli azionisti. Le 6 maggiori banche USA hanno già aumentato i loro dividendi per azione nel complesso di circa il 40% per il terzo trimestre e alcune hanno annunciato nuovi programmi di riacquisto. Il rapporto sugli utili in arrivo a tal riguardo potrebbe offrire dei dettagli molto importanti.
I tassi d'interesse cresceranno
Attualmente i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi si sono ridotti di oltre 40 basis point rispetto al picco di marzo di quest'anno, quando erano volati all'1,74%. Tuttavia, le aspettative inflazionistiche presumibilmente costringeranno la FED a intervenire sui tassi prima di quanto inizialmente indicato. Le ultime affermazioni degli alti esponenti della Banca Centrale USA fanno presagire un rialzo del costo del denaro di almeno mezzo punto da qui al 2023. Ciò farà il gioco delle banche, le quali possono ristabilire una marginalità d'intermediazione più consona alla classica attività bancaria.
Banche: qualche zona d'ombra
Vi sono degli aspetti però che adombrano le prospettive positive sul settore bancario e che non bisogna sottovalutare. Le entrate derivanti dal trading quest'anno sono diminuite del 30%. La ragione è dettata dal fatto che nel 2020 la pandemia ha reso i mercati finanziari molto più volatili, accentuandone l'operatività. Adesso che i mercati sono tornati più flemmatici, giocoforza gli operatori fanno meno operazioni e le commissioni per le banche in senso assoluto sono di meno.
Un'altra considerazione va fatta riguardo i dividendi e il riacquisto di azioni proprie. È vero che la notizia è molto positiva per il mercato, ma in parte è stata scontata e adesso gli investitori prestano maggiore attenzione alle prospettive di crescita. Queste potrebbero essere messe nuovamente in serio pericolo dal dilagare della variante Delta del Covid, che potrebbe a sua volta riservare nuove sgradite ondate di contagio.
Infine, vanno osservati i multipli. I titoli bancari non scambiano così a sconto come l'anno scorso, quando sui finanziari si scatenò un sell-off diffuso. Tuttavia, se si paragona il Price/Earnings del settore rispetto a quello dell'S&P 500 si può dire tranquillamente che ancora investire sulle azioni bancarie è conveniente. Infatti l'ETF SPDR S&P Bank è negoziato a 11,1 volte gli utili a 12 mesi, mentre il principale indice americano a ben 21,6 volte.