L'indice
S&P 500 ha registrato una ripresa quasi insperata dai minimi di aprile, quando l'annuncio dei
dazi reciproci del presidente degli Stati Uniti
Donald Trump aveva affossato le quotazioni. La tregua commerciale, in particolare con gli accordi tra Usa e Cina, ha ridato entusiasmo al mercato, mentre la fine delle ostilità tra Israele e Iran ha scongiurato una pericolosa escalation dalle conseguenze incerte.
Gli investitori ora guardano con maggiore fiducia alla prossima stagione delle trimestrali, così come ai dati macroeconomici dei prossimi mesi per allontanare l'eventualità di una recessione nell'economia americana. Intanto, la Federal Reserve dovrebbe presto tornare a tagliare i tassi di interesse, dopo un primo semestre in cui è rimasta alla finestra per paura del ritorno dell'inflazione.
Wall Street: le banche USA hanno opinioni diverse sul rally
Le grandi banche statunitensi hanno opinioni contrastanti sul percorso degli indici americani a Wall Street per la seconda metà del 2025. Gli strategist di JP Morgan Chase avvertono che in caso di rallentamento del mercato del lavoro, le azioni potrebbero subire il contraccolpo, il che annullerebbe l'impatto positivo dei tagli Fed.
Questo giovedì il Bureau of Labor Statistics rilascerà i dati occupazionali relativi al mese di giugno, con un giorno di anticipo rispetto al consueto primo venerdì del mese per via dell'Indipendence Day del 4 luglio. Gli analisti si aspettano la creazione di 120 mila nuovi occupati e un tasso di disoccupazione in aumento dal 4,2% al 4,3%. "Un indebolimento del mercato del lavoro impatterebbe sulle azioni più della prospettiva di un allentamento della Fed", ha scritto il team guidato da Mislav Matejka in una nota.
Gli strategist di Goldman Sachs, invece, spostano l'attenzione sugli utili societari, che potrebbero risentire dei danni della guerra commerciale generata dai dazi. A loro avviso, nel secondo trimestre, i risultati "cattureranno gli effetti immediati delle tariffe che sono già aumentate di circa 10 punti percentuali dall'inizio dell'anno". Anche se la maggior parte dei costi aggiuntivi sarà trasferita ai clienti, "i margini aziendali saranno messi sotto pressione", ha affermato il team guidato da David Kostin.
Decisamente più ottimisti sono gli strategist di Morgan Stanley, che vedono nel taglio dei tassi di interesse della Fed e nel miglioramento degli utili aziendali i principali catalizzatori delle azioni a Wall Street. "I mercati azionari sono stati resilienti da quando hanno toccato il fondo ad aprile, e il rally è stato guidato da fattori fondamentali più di quanto molti riconoscano", ha scritto il gruppo capitanato da Michael Wilson in una nota.
"Sebbene sia possibile un consolidamento a breve termine nel terzo trimestre, rimaniamo rialzisti su un orizzonte di 6-12 mesi mentre i venti favorevoli per gli utili per azione si espandono, e il mercato ha visibilità sui tagli della Fed", ha affermato. A questi due fattori, Morgan Stanley aggiunge anche il fatto che "i rischi politici e geopolitici stanno diminuendo", con il calo del prezzo del petrolio che "riduce il rischio di recessione".