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Le Big Tech continuano a produrre profitti e cash flow nonostante il Coronavirus;
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Il punto di forza rispetto alla concorrenza sta nella capacità di cogliere il progresso tecnologico e investire nell'innovazione;
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Regolamentazione e la tassazione da parte delle Autorità istituzionali i rischi sullo sfondo per le Big Tech
I giganti del web non si fermano. La loro marcia prosegue inarrestabile e l'impressione che trasmette al mercato è che sia in grado di travolgere tutto e tutti. Non sono bastati tutti i tentativi fiscali e giudiziari per destabilizzare l'equilibrio di società dalle fondamenta indistruttibili, che continuano a sfornare risultati eclatanti .
Persino la più grande tragedia del secolo, ovvero la pandemia da Coronavirus, non è riuscita a inframmezzarsi nel cammino spedito delle Big Tech. Anzi, proprio il Covid ha spinto molti utenti a intensificare l'approccio verso le piattaforme digitali e quindi ad incrementare la richiesta dei servizi forniti.
Oggi il gruppo FANG capitalizza da solo un quinto di tutto l'indice S&P 500. E se il principale indice di Wall Street è riuscito ad attenuare il picco massimo di perdite e a riprendersi egregiamente dalla fase più critica della tempesta epidemica lo deve proprio alla New Economy. Il punto ora è stabilire se e fino a quando i titoli dell'alta tecnologia potranno continuare a crescere.
Big Tech: un cambiamento tecnologico irreversibile
Per rispondere a tale quesito, Philip Rae, Investment Specialist di Capital Group, fa un'analisi accurata della situazione che investe i colossi di internet. Secondo l'esperto, i modelli di business tradizionali hanno ormai irreversibilmente lasciato il posto all'adozione crescente di servizi digitali e delle nuove tecnologie.
I consumatori sono di fatto orientati verso servizi rapidi, pratici e anche più economici. Questo si è riflesso sia sulla presenza fisica, con i negozi online che via via hanno sostituito quelli sul territorio; sia sulle modalità di pagamento, con il denaro cash che sta cedendo il passo alle transazioni online.
In questo contesto, Rae ritiene che le società più capitalizzate di Wall Street, come Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Google, sono state in grado di raccogliere questo cambiamento in atto e tramutarlo, attraverso la loro tecnologia, in una fornitura di prodotti e servizi in grado di appagare le esigenze degli utenti.
Per dare un'idea di quanto l'investimento in queste società sia stato proficuo, lo strategist mette in relazione il rendimento azionario del gruppo su citato e quello dell'indice S&P 500. Ebbene, negli ultimi 10 anni, il valore dell'investimento nel gruppetto hi-tech è aumentato di circa nove volte. Mentre quello dell'indice americano si è semplicemente raddoppiato.
Big Tech: ecco perché non saranno come le dot.com
Lo specialist di Capital Group esclude nettamente l'ipotesi che si possa configurare una bolla internet esattamente come successe nei primi anni 2000 con titoli delle dot.com.
La ragione essenziale starebbe tutta nei fondamentali delle aziende. Le Big Tech moderne hanno i bilanci impreziositi da fatturati e profitti sempre in crescita, nonché da un fiume di liquidità che è sempre pronta ad essere utilizzata per gli investimenti e quindi per la crescita aziendale.
Tutto ciò non può che riverberarsi sui corsi dei titoli azionari. Infatti l'aumento del valore di Borsa che ne è conseguito è stato graduale e costante nel tempo, resistendo a tutte le vicissitudini che hanno caratterizzato sia i mercati in generale che le singole società tecnologiche. In quest'ultimo caso, un esempio su tutti è dato dalle multe salate che sono state inflitte negli anni dalle Autorità di vigilanza.
Big Tech: i rischi per il futuro
Pur tuttavia, l'analista mette in guardia gli investitori riguardo eventuali rischi che bisognerebbe considerare prima di impiegare i propri capitali nelle azioni delle Big Tech.
Un primo rischio è determinato proprio dalla valutazione che si può dare al titolo, essendo che lo stesso è stato investito negli anni da una crescita molto sostenuta. Un secondo rischio può derivare dalla regolamentazione più stringente da parte dell'Antitrust per via di pratiche concorrenziali esercitate in maniera non sempre ortodossa . Un terzo rischio riguarda una tassazione in futuro più aggressiva, visto che soprattutto in Europa si è cominciato a parlare convintamente dell'applicazione di una tassa sui servizi digitali per sostenere i grandi progetti come la Next Generation EU. Un quarto rischio potrà essere causato dal contesto economico generale che in questi anni non ha mostrato uno stato di salute dei migliori.
Tutti questi rischi in parte sono già stati incorporati nel prezzo delle azioni. Ad ogni modo secondo Rae andrebbero messi nel piatto della bilancia con gli enormi vantaggi competitivi che le società dell'alta tecnologia hanno rispetto alle altre, che annaspano sempre di più di fronte a un mondo che si sta progressivamente evolvendo.