La settimana corta a Wall Street per la festa del Giorno dell'Indipendenza del 4 luglio ha lasciato spazio agli investitori per trarre qualche spunto di riflessione pensando a quanto accaduto negli ultimi tempi. Gli indici borsistici americani hanno chiuso l'ultima seduta di giovedì registrando
l'ennesimo record storico, con l'
S&P 500 a 6.279 punti e il Nasdaq Composite a 20.601.
Ai più sembravano obiettivi irrealizzabili in così poco tempo, dopo che a inizio aprile il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha scioccato i mercati annunciando i
dazi reciproci. Tra l'altro, le tensioni a livello geopolitico si sono sempre mantenute molto alte con le guerre in corso in Ucraina e Medio Oriente. Tuttavia, lo scenario è cambiato grazie agli accordi commerciali degli USA con Cina e Regno Unito. I rischi tariffari con il resto dei Paesi restano alti, vista l'imminente scadenza della tregua tariffaria del 9 luglio in dirittura d'arrivo.
Wall Street: BofA lancia l'allarme bolla
Ripartendo da una situazione di relativo ottimismo, c'è da chiedersi quali potrebbero essere i prossimi obiettivi per gli investitori a Wall Street. Soprattutto, la domanda di fondo è: continueranno i listini ad aggiornare i massimi di sempre?
Michael Hartnett, strategist di Bank of America, non è di questo avviso. Anzi, ha segnalato che sta per scattare un segnale di vendita raccomandando agli investitori di scaricare le azioni qualora l'indice S&P 500 dovesse salire sopra 6.300 punti. A suo giudizio, è in corso una bolla, specialmente dopo l'approvazione da parte del Congresso la settimana scorsa del pacchetto fiscale da 3.400 miliardi di dollari che attende solo la firma del presidente Trump. "I mercati possono rimanere ipercomprati poiché l'avidità è più difficile da vincere della paura", ha scritto in una nota Hartnett.
In realtà, gli investitori si sono sentiti più tranquillizzati dall'approccio più morbido sui dazi da parte del capo della Casa Bianca negli ultimi mesi, per quanto il tycoon continui a mostrare una certa imprevedibilità. Verso la fine della scorsa settimana, ad esempio, ha annunciato l'invio di una serie di lettere ai partner commerciali per fissare prelievi unilaterali. Questo ha riportato una certa preoccupazione sui mercati, con le Borse europee che hanno chiuso la seduta di venerdì in rosso.
Secondo gli analisti di ING, "non è la prima volta che l’amministrazione Usa alza la posta in gioco giorni prima di una scadenza. Basti pensare all’UE e alla minaccia di un dazio del 50% solo poche settimane fa". Tuttavia, "l'S&P 500 - considerato un importante indicatore all’interno della Casa Bianca - è ai massimi storici. L’economia ha sostanzialmente tenuto, prescindendo dal rumore legato alle importazioni nei dati del PIL. E l’inflazione finora non è decollata in modo significativo. Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno raccogliendo enormi somme di entrate tariffarie".