Il nervosismo sull'intelligenza artificiale ha messo sotto pressione le azioni USA la scorsa settimana, mentre la Borsa cinese si è mostrata più resiliente. A pesare in particolare sono state le dichiarazioni di Michael Burry, il gestore dell'hedge fund Scion Asset Management che aveva previsto la Grande Crisi del 2008.
Burry ha dichiarato che i giganti della tecnologia stanno gonfiando artificialmente la crescita degli utili estendendo il periodo di ammortamento degli investimenti enormi nelle infrastrutture legate all'AI. A inasprire il sentiment degli investitori hanno contribuito anche alcune considerazioni dei funzionari della Federal Reserve, che hanno fatto pensare a nessun taglio dei tassi di interesse nel mese di dicembre.
La Cina, intanto, sta facendo i conti con una crescita che non riparte come vorrebbe. La produzione industriale e le vendite al dettaglio nel mese di ottobre hanno registrato l’incremento annuo più basso da agosto 2024, sollevando dubbi sugli obiettivi di PIL di fine anno e preoccupazioni sul rallentamento dei consumi.
Azioni cinesi vs azioni USA: chi vince la sfida?
In questo quadro, scegliere tra azioni USA o cinesi non è semplice. Gli analisti di Capital Economics affermano, però, che il mercato azionario cinese potrebbe sovraperformare Wall Street per tre motivi principali.
La prima motivazione è legata al fatto che i rendimenti statunitensi stanno aumentando mentre gli investitori riducono le aspettative sui tagli dei tassi della Federal Reserve; viceversa, i rendimenti cinesi sono rimasti sostanzialmente stabili. Capital Economics prevede che "questa divergenza continui", con meno tagli della Fed e ulteriori cali di rendimento cinesi guidati dalla People's Bank of China. Tuttavia, questo è un fattore da monitorare attentamente, poiché in passato i tassi di sconto hanno influenzato sensibilmente le quotazioni delle società tecnologiche cinesi.
La seconda ragione riguarda le valutazioni tecnologiche: quelle cinesi sono molto meno elevate rispetto al passato, mentre i multipli delle azioni statunitensi sono vicini ai picchi dell’era dot-com, quando scoppiò una delle bolle più devastanti della storia borsistica americana.
Infine, le azioni cinesi sono meno vulnerabili agli umori legati all’intelligenza artificiale, perché le società hanno finanziato solo in parte l’aumento delle spese in conto capitale dai flussi di cassa interni, a differenza delle controparti americane.
Dall’analisi di Capital Economics emerge quindi che, guardando avanti, la sfida tra azioni USA e cinesi evidenzia scenari divergenti per gli investitori. Negli Stati Uniti, l’elevata esposizione delle Big Tech all’intelligenza artificiale e le valutazioni prossime ai picchi storici aumentano il rischio di correzioni improvvise, soprattutto se le politiche della Fed non dovessero risultare espansive come si ipotizzava fino a poco tempo fa.
In Cina, invece, la combinazione di multipli più contenuti, rendimenti stabili e minore dipendenza dagli investimenti AI conferisce maggiore resilienza al mercato azionario. Questo contesto suggerisce che la scelta tra i due mercati non dipenderà solo dai fondamentali economici, ma anche dalla capacità degli investitori di gestire volatilità e rischi tecnologici, privilegiando approcci equilibrati e diversificati.