La crisi per United Parcel Service si fa profonda: il titolo ha perso oltre un terzo del suo valore da inizio anno, scendendo ai livelli più bassi da 5 anni, ad un soffio dai minimi da dodici anni. Un tracollo che non passa inosservato nei radar degli investitori, e che ha spinto Bank of America a una revisione del proprio giudizio: l’analista Ken Hoexter ha declassato il titolo UPS da “neutral” a “underperform”, posizionandosi tra le poche voci apertamente ribassiste su UPS in un panorama di analisi ancora spaccato tra cautela e attesa.
Il fulcro della questione è il drastico cambiamento delle regole sulle spedizioni internazionali: la fine dell’esenzione de minimis per pacchi sotto gli 800 dollari, una misura che per anni ha permesso a colossi dell’e-commerce cinese come Shein e Temu di spedire milioni di pacchetti giornalieri negli Stati Uniti senza dover affrontare dazi doganali.
Questa "scappatoia" ha sostenuto un’intera economia parallela della logistica leggera, spingendo i picchi stagionali di domanda a livelli record nel biennio 2023–2024. Ma ora, con la sua chiusura definitiva – prima per Cina e Hong Kong a maggio, poi per il resto del mondo il 29 agosto – il sistema traballa.
UPS, fortemente esposta sul traffico transpacifico, ha visto i volumi medi giornalieri sulla rotta USA-Cina crollare del 34,8% nei mesi immediatamente successivi. Un dato allarmante se si considera che proprio quella era la rotta più redditizia per l’azienda. A peggiorare lo scenario, si aggiunge la progressiva riduzione dei volumi affidati da Amazon – che rappresentavano l’11% dei ricavi UPS – e che ora si stanno dimezzando. Tutti elementi che, secondo Hoexter, rendono la società vulnerabile nel breve periodo, anche a causa di una capacità di taglio dei costi più lenta rispetto alle attese.
Con l'aiuto del nuovo tool “Projection” della piattaforma Forecaster.biz (se non lo hai ancora fatto, guarda il video di lancio della nuova funzionalità: PREVEDERE I MERCATI CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: la nuova funzionalità di Forecaster Terminal), su un orizzonte temporale di 3 mesi lo scenario “best match” stima un ritracciamento di circa il 7% nelle prossime sedute seguito da un rimbalzo che dovrebbe riportare i prezzi in quota 98 dollari.
Grafico UPS, stime Projection a 3 mesi. Fonte: Forecaster.biz
FedEx non è immune: tagli alle stime e incertezze future
Se UPS zoppica, FedEx non se la passa molto meglio. Declassata da Bank of America da “buy” a “neutral”, la compagnia affronta pressioni simili sui volumi e margini, soprattutto a causa del crollo dei flussi sotto le esenzioni de minimis e delle letture deboli provenienti dai segmenti di trasporto Less-than-Truckload (LTL). La banca ha rivisto al ribasso le stime di utili per azione (EPS) per i prossimi tre anni: -7% per il primo trimestre dell’anno fiscale 2026, -6% per l’intero 2026, -7% nel 2027 con nuovo target di prezzo a 240 dollari. In rosso del 18,7% nel 2025, le azioni FedEx hanno terminato l'ultima seduta a 227,80 dollari.
Sempre utilizzando un orizzonte temporale di 3 mesi e lo scenario “best match”, in questo caso il “Projection”stima un incremento dei corsi in direzione dei 250 dollari nel giro di 2 mesi.
Grafico UPS, stime Projection a 3 mesi. Fonte: Forecaster.biz
Il protezionismo torna protagonista
Per entrambe le società, la quota di ricavi proveniente dalle spedizioni internazionali è tutt’altro che marginale: circa il 16% per UPS ed il 17% per FedEx. Ora che quasi 4 milioni di pacchi al giorno – pari a 1,5 miliardi l’anno – non viaggiano più esenti da dazi, le prospettive per la stagione di picco 2025 appaiono nettamente più fiacche rispetto agli anni passati. La logistica aerea, un tempo spinta dai player dell’e-commerce orientale, rischia di essere ridimensionata da un contesto normativo che torna a farsi stringente.
Il CEO di UPS, Carol Tomé, ha già messo le mani avanti, citando incertezze diffuse riguardo alla domanda nella prossima stagione di picco, alla fragilità del mix tra PMI, all’effetto delle nuove politiche tariffarie e ai programmi di separazione volontaria del lavoro. Il tutto mentre il management continua a lottare per contenere i costi in uno scenario sempre più competitivo, in cui Amazon si è ritagliata una rete logistica proprietaria sempre più capillare e autonoma.
Se da un lato la fine dell’esenzione de minimis punta a rilanciare il manifatturiero domestico e proteggere i commercianti locali, dall’altro rischia di penalizzare severamente consumatori e aziende nella stagione più critica dell’anno: quella natalizia. Dopo aver beneficiato dell'espansione inarrestabile dell'e-commerce internazionale, il settore della logistica globale si trova ora a fare i conti con un ritorno della politica industriale protezionistica. E mentre le rotte si svuotano e i margini si assottigliano, le due colonne portanti del trasporto pacchi americano come UPS e FedEx navigano in acque sempre più agitate.