La space economy è un termine entrato nel linguaggio comune negli ultimissimi anni da quando grandi investitori come Elon Musk e Jeff Bezos hanno impegnato grossi capitali nell'intento di lanciare l'uomo in missione nello spazio. I due miliardari di Wall Street hanno probabilmente aperto le porte verso un cammino che negli anni a venire potrà generare un grande giro di denaro intorno al settore aerospaziale.
La casa d'affari americana Morgan Stanley ad esempio ha stimato che nei prossimi 20 anni, 1.000 miliardi di dollari graviteranno in questo mondo grazie a un numero sempre crescente di società intente a fare affari sfruttando lo spazio cosmico.
In questo ambito ci sono Paesi come gli Stati Uniti e la Cina che sono all'avanguardia perché hanno a disposizione la tecnologia, le strutture e soprattutto i fondi per investire. Altri invece hanno grandi potenzialità ma sono poveri di finanziamenti.
Space economy: cos'è e come si articola
La space economy non è altro che quella branca dell'economia che programma, sviluppa e produce tutte quelle infrastrutture tecniche per la gestione dello spazio. L'obiettivo è quello di effettuare nuove scoperte non solo limitate all'ambiente astronomico, ma che possano servire nella pratica della nostra vita quotidiana e che interessano molti altri settori paralleli come il marketing e l'advertising. Secondo i tecnici e gli esperti del settore vi sono due comparti attraverso cui si classifica la space economy:
- Il comparto upstream, che riguarda tutte quante le infrastrutture utilizzate per effettuare le operazioni nello spazio
- Il comparto downstream, che si riferisce alle applicazioni attraverso le quali vengono elaborati i dati
La Space economy offre molte opportunità nell'ambito dell'innovazione digitale, fornendo servizi essenziali in settori tradizionali come la sanità, l'agricoltura, le utility, i trasporti, le assicurazioni, ecc. Ad oggi si contano a livello internazionale 6 mila satelliti in orbita dei quali più della metà sono utilizzati per fini commerciali, il 16% per fini governativi e il 13% per scopi militari. Inoltre il 49% degli stessi sono adottati nelle telecomunicazioni, il 29% per monitorare il pianeta e le condizioni atmosferiche, il 12% per lo sviluppo tecnologico e il 6% usati nella navigazione satellitare.
Space economy: pubblici e privati alla conquista dello spazio
La conquista dello spazio per 50 anni è stata al centro dello scontro per la supremazia tecnologica e militare tra Stati Uniti e Unione Sovietica nell'ambito della guerra fredda. Il lancio in orbita di Jurij Gagarin, primo astronauta sovietico a volare nello spazio il 12 aprile 1961, è stato uno smacco dato alla NASA dalla potenza che guidava il blocco dell'Est Europa. Gli USA hanno risposto con la missione sulla Luna il 20 luglio 1969.
Adesso il posto dell'URSS è stato preso dalla Cina, che punta nei prossimi anni addirittura a investire più di quello che è il budget statunitense. Su questo versante l'avvicendamento tra Donald Trump e Joe Biden alla Casa Bianca avrà un peso notevole, in quanto il tycoon newyorchese ha impiegato importanti risorse per rilanciare una NASA un pò ammaccata, mentre il 77enne della Pennsylvania ha altri obiettivi, che hanno a che fare con il cambiamento climatico, come priorità nel suo programma di Governo.
Ad ogni modo l'istituzione americana continuerà a recitare un ruolo di primo piano, avvalendosi della collaborazione di grandi colossi dell'industria aerospaziale come Boeing e Lockheed Martin. Le due aziende sono collocate nella parte alta della classifica tra quelle maggiormente capitalizzate. Boeing vale 118,5 miliardi di dollari, mentre Lockheed Martin poco più di 97 miliardi. Tra le altre big vi sono da annoverare Honeywell che capitalizza 146 miliardi di dollari e Raytheon con quasi 108 miliardi di capitalizzazione.
In questo contesto da qualche anno si stanno facendo strada grandi investitori privati un pò visionari. Elon Musk ha fondato nel 2002 Space X, una navicella spaziale attraverso cui il numero uno di Tesla coltiva il sogno di approdare su Marte. Per raggiungere lo scopo, Musk è disposto anche a cedere gran parte delle sue attività, in aggiunta all'idea di quotare Space X a Wall Street per raccogliere fondi. Ad oggi si stima che l'azienda potrebbe valere fino a 92 miliardi di dollari.
Un altro numero uno, Jeff Bezos, ha costituto nel 2000 Blue Origin che si pone come obiettivo ultimo quello di sviluppare un lander per arrivare sulla luna. Per questo l'uomo più ricco del mondo sta già collaborando al progetto con Lockheed Martin.
Altri grandi investitori hanno deciso di gettarsi nella mischia impiegando tempo, energie e risorse per giungere a una meta. È il caso ad esempio di Richard Branson, che ha fondato Virgin Galactic, ossia la prima società aerospaziale quotata in Borsa. Anche Paul Allen si è posto l'obiettivo attraverso la sua Stratolunch Systems di trasportare semplici passeggeri privati girovagando nello spazio.
Space economy: la situazione italiana
L'Osservatorio del Politecnico di Milano rivela che l'Italia ha una partecipazione minoritaria riguardo gli investimenti complessivi nella space economy. Nel Mondo questi si aggirano intorno ai 90 miliardi di dollari e quelli italiani arrivano a circa 1,13 miliardi. Una cifra trascurabile se si fa il raffronto con gli Stati Uniti che hanno impiegato nell'industria aerospaziale più di 40 miliardi di dollari.
Ad ogni modo, il nostro Paese è la quinta al Mondo e la seconda in Europa per investimenti in rapporto al PIL. Inoltre è uno dei sette a livello mondiale che ha una sua agenzia: l'ASI, che sta per Agenzia Spaziale Italiana. Tra l'altro, con 665,8 milioni versati, è il terzo contribuente dell'Agenzia Spaziale Europea nel 2020, dietro la Germania che ha messo 1,31 miliardi e la Francia con 981,7 milioni.
Con lo scopo di favorire maggiormente la crescita di tutto l'indotto aerospaziale, il Governo italiano ha varato il Piano Strategico Nazionale Space Economy, che è dotato di un budget di spesa di 4,7 miliardi di euro e che si impegna a sviluppare 5 progetti europei:
- telecomunicazioni satellitari;
- infrastruttura Galileo PRS;
- supporto alla partecipazione nazionale a Galileo;
- supporto a Copernicus;
- esplorazione spaziale e sviluppi tecnologici connessi.