Robinhood è pronta a dare battaglia in Tribunale alla Security and Exchange Commission. La dichiarazione del Presidente della massima Autorità di Borsa americana sul flusso di ordini non è andata giù ai legali della piattaforma di trading.
All'inizio della settimana infatti Gary Gensler aveva affermato che la SEC sta valutando con attenzione la possibilità di vietare il pagamento per il flusso di ordini inviati a market maker fuori Borsa come Citadel Securitiers e Susquehanna, in quanto recherebbe pregiudizio agli operatori di mercato.
Le commissioni incassate da Robinhood grazie a tali flussi costituiscono oltre l'80% delle entrate dell'azienda e permettono di fornire un servizio a zero commissioni per il trading dei propri clienti. Per tale ragione il rappresentante legale Dan Gallacher, ex Commissario proprio della SEC, ha preso posizione minacciando l'Authority di fare ricorso attraverso un procedimento giudiziario e bollando come draconiano il divieto supposto.
Robinhood: cosa comporta il divieto della SEC sul flusso di ordini
A giudizio di Gallacher l'instradamento del flusso di ordini non danneggia i clienti di Robinhood, anzi li avvantaggia in quanto evita loro di pagare le commissioni per ogni operazione effettuata. L'azienda tuttavia aveva asserito durante l'ultima pubblicazione dei dati trimestrali che comunque sarebbe stata in grado di assorbire anche un provvedimento così pregiudizievole.
In realtà la cosa andrebbe analizzata più a fondo. La fonte di guadagno è troppo importante per poterne fare a meno, essendo che i pagamenti per il flusso di ordini si sono raddoppiati nell'ultimo trimestre. Dei 565 milioni di dollari di entrate, ben 450 milioni sono rappresentati da questa forma di ricavi e, con un utile lordo di 90 milioni, non c'è molto spazio per ridimensionare gli introiti.
Occorre però precisare che non tutti gli incassi ricevuti da Robinhood dai market maker sarebbero vietati, perché una fetta riguarda le criptovalute che non sono sotto la regolamentazione dell'organo di controllo americano. In termini numerici: 233 milioni di dollari di transazioni dell'ultimo trimestre si riferiscono alle crypto, 165 milioni alle opzioni e 52 milioni alle azioni. Solo questi ultimi 2 strumenti sarebbero controllati della SEC.
Robinhood: i market maker si schierano con l'azienda
Molto presto i vertici di Robinhood incontreranno i funzionari della SEC per far luce una volta per tutte sulla faccenda e i legali della società esprimono un certo ottimismo. Lo studio legale è convinto che alla fine l'Autorità USA si renderà conto che tutto ciò sia solo vantaggioso per gli investitori al dettaglio.
In questa battaglia comunque l'azienda guidata da Vlad Tenev non è sola. Il market maker Virtu Financial ha difeso a spada tratta le pratiche del settore questa settimana. E anche altri soggetti, come Charles Schwab e Morgan Stanley potrebbero prendere posizione, poiché qualsiasi impedimento sul flusso di ordini arrecherebbe danno al loro business. Per quanto per la verità esso costituisca una quota minoritaria dell'ammontare complessivo delle entrate.
La reazione in Borsa di Robinhood tutto sommato è stata abbastanza contenuta questa settimana, con le azioni che hanno perso qualcosa nell'ordine del 4,5% e ora veleggiano intorno ai 44,5 dollari. Da quando è sbarcata a Wall Street, la società di Menlo Park è in rialzo del 17%.