L'industria dei semiconduttori sarà a mezzo servizio almeno fino alla fine del 2022. Ad affermarlo è Takeshi Kamebuchi, direttore responsabile del settore presso Toshiba Corporation, uno dei più grandi fornitori di chip al mondo. Anzi, il funzionario aziendale avverte che alcuni clienti potrebbero non essere serviti addirittura fino al 2023.
La società ha in programma di investire circa 60 miliardi di yen, equivalenti a 545 milioni di dollari, nei prossimi 3 anni per aumentare la potenza produttiva. In seguito ha messo in gioco la possibilità di costruire un altro stabilimento.
Per il momento le aziende stanno dando la priorità alle società automobilistiche nella fornitura di semiconduttori e Toshiba sta seguendo la stessa linea. Ciò nonostante molte case del settore automotive hanno dovuto interrompere la produzione di veicoli perché le linee di assemblaggio sono rimaste bloccate dalla scarsità di chip.
Chip shortage: per Daimler crollo vendite Mercedes
Negli ultimi tempi i colossi Toyota e Volkswagen hanno tirato il freno nella produzione, mentre Stellantis ha dovuto sospendere in via temporanea gli impianti di Melfi. A queste si è aggiunta la tedesca Daimler che, a causa della chiusura degli stabilimenti in Malesia, prevede ora un crollo delle vendite di Mercedes nel terzo trimestre.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione della società tuttavia ha fatto sapere che l'azienda era già preparata per assorbire questo tipo di shock e per questo ha reso il business più flessibile in modo da contenere l'impatto.
Infatti, dopo aver riportato risultati trimestrali migliori del previsto, Daimler ha mantenuto invariata la guidance per l'anno in corso. In Borsa il titolo proviene da un anno di rialzi che l'hanno portato a guadagnare oltre il 63%, mentre stamane nella Piazza di Francoforte quota appena sopra la parità.
Carenze chip: SMIC investe in un nuovo impianto
Buone notizie invece arrivano dal più grande produttore di chip del mondo, Semiconductor Manufacturing International Corp. Il gigante cinese prevede di costituire una joint venture con il Governo di Shangai per investire in un nuovo stabilimento nella periferia della città. L'esborso sarà di 8,87 miliardi di dollari, mentre il sodalizio con l'Autorità cinese comporta un capitale sociale di 5,5 miliardi di dollari, dove SMIC deterrà la maggioranza delle azioni con una quota del 51% e Shangai supervisionerà il progetto.
Quest'ultimo consiste in un impianto da 100.000 wafer che utilizza una tecnologia di più di 28 nanometri e si aggiunge alla pianificazione di una fabbrica da 2,35 miliardi di dollari a Shenzen. Gli impianti esistenti dell'azienda stanno già funzionando a pieno regime, ma la crescita della domanda e le mire espansionistiche del Governo cinese a livello tecnologico hanno spinto per allargare la capacità produttiva.
Le aree interessate sono esenti da dazi, come voluto da Xi Jinping per attrarre investimenti. Gli sforzi del Dragone si stanno moltiplicando dirigendosi verso tecnologie più mature, con lo scopo di compensare le sanzioni statunitensi e ribadire una supremazia tecnologica che ancora è tutta in discussione.