OpenAI potrebbe nel 2026 potrebbe quotarsi in Borsa, dopo essersi trasformata questa settimana in società a scopo di lucro. Secondo i ben informati, la startup americana specializzata nell'intelligenza artificiale sta considerando un'offerta pubblica iniziale che le darebbe una
valutazione fino a 1.000 miliardi di dollari. La società potrebbe presentare i documenti necessari presso la
Securities and Exchange Commission già nella
seconda metà del 2026, in anticipo rispetto a quanto avrebbe detto ad alcuni soci il Direttore finanziario della società Sarah Friar. Il manager, infatti, avrebbe indicato il 2027 come data più probabile.
I colloqui sono in corso e, nell'occasione, la società avrebbe cercato di raccogliere almeno 60 miliardi di dollari nella fascia bassa. Tuttavia, le cifre e le tempistiche potrebbero cambiare in funzione della crescita del business aziendale e delle condizioni di mercato. Un portavoce di OpenAI non si è sbottonato, smentendo parzialmente l'indiscrezione.
"L'
IPO non è il nostro obiettivo, quindi non avremmo potuto fissare una data", ha detto. "Stiamo costruendo un'azienda duratura e portando avanti la nostra missione in modo che tutti traggano vantaggio dall'AGI (Artificial General Intelligence, ndr)". Questa settimana, però, l'Amministratore delegato
Sam Altman ha discusso di una quotazione nel corso di un livestream. "Penso che sia giusto dire che è il percorso più probabile per noi, date le esigenze di capitale che avremo", ha detto.
OpenAI: cosa significa un'IPO a Wall Street
Da pochi giorni OpenAI è un'azienda a scopo di lucro. La società è nata nel 2015 per realizzare la missione di diffondere l'intelligenza artificiale nel mondo e si è costituita sotto forma di organizzazione no-profit per sviluppare la tecnologia in modo sicuro ed etico. In tale contesto, ha stabilito limiti ai profitti degli investitori. Tuttavia, per attirare capitali necessari a finanziare gli investimenti nell'AI (Artificial Intelligence) si è posta il problema di rimuovere tali limiti, pur mantenendo un'impostazione che non si allontanasse troppo dai suoi principi originari.
Così, martedì scorso ha annunciato la trasformazione in PBC, ossia Pubic Benefit Corporation. In pratica, OpenAI sarà strutturata per generare rendimento agli azionisti, garantendo allo stesso tempo una mission in ambito sociale e ambientale. La nuova società è controllata da una fondazione, OpenAI Foundation, che pur avendo una quota del 26% (Microsoft ha il 27%), tiene la maggioranza nel Consiglio di amministrazione.
Come si inquadra l'IPO in tale contesto? Secondo le persone vicine alla questione, la quotazione in Borsa aprirebbe le porte a una raccolta di capitali più efficiente e consentirebbe acquisizioni più grandi utilizzando azioni quotate. In pratica, ciò contribuirebbe a sostenere i piani del Ceo Altman di versare fiumi di miliardi di dollari nell'infrastruttura AI.
Quest'anno OpenAI si è esposta per circa 1.400 miliardi di dollari attraverso una serie di partnership con alcune Big Tech del calibro di Nvidia, Advanced Micro Devices e Oracle. L'azienda ancora non è redditizia, per quanto conti di diventarlo nei prossimi anni. "Con un tasso di crescita dei ricavi annualizzato che dovrebbe raggiungere circa 20 miliardi di dollari entro la fine dell'anno, le perdite stanno aumentando anche all'interno di un'azienda da 500 miliardi di dollari".
Un'IPO di successo, tra l'altro, significherebbe una grande vittoria per i principali investitori nella società, a partire da Microsoft e includendo SoftBank, Thrive Capitale e MGX di Abu Dhabi. Il boom dell'intelligenza artificiale sta facendo salire le quotazioni a Wall Street delle aziende operative nel settore o collegate a esso. Nvidia ieri si è affermata come la prima società nella storia ad aver raggiunto una capitalizzazione di mercato di 5.000 miliardi di dollari (
Nvidia: Trump spinge le azioni ai massimi storici, ecco il motivo), mentre la società di cloud AI CoreWeave ha ad oggi quasi triplicato il suo valore da quando è stata quotata in Borsa a inizio anno.