Una settimana da incorniciare sui mercati finanziari. Se ci seguite, sapete che non ci affidiamo alla fortuna, ma a un’analisi rigorosa dei dati. Oggi possiamo guardare indietro alle strategie impostate il 9 dicembre con estrema soddisfazione, in particolare per quanto riguarda due colossi tecnologici: Oracle e Adobe.
Ma non è tutto: la nostra visione macroeconomica sui beni rifugio continua a dare i suoi frutti. Mettetevi comodi, perché analizzeremo nel dettaglio come la lettura corretta dei flussi di cassa e delle valutazioni ci ha permesso di anticipare i movimenti di mercato che molti, là fuori, non hanno visto arrivare.
Il caso Oracle: anatomia di uno short perfetto
Partiamo dal protagonista indiscusso di questa ottava: Oracle. Il 9 dicembre, mentre il titolo viaggiava intorno ai 220 dollari e Larry Ellison scalava le classifiche degli uomini più ricchi del mondo, noi abbiamo suonato un campanello d'allarme.
L'euforia legata all'Intelligenza Artificiale e ai data center aveva spinto le quotazioni a livelli che, analizzando i fondamentali con il nostro Forecaster, risultavano insostenibili. Avevamo notato una sopravvalutazione del titolo del 22,76% rispetto al fair value calcolato con il metodo dell'Economic Value Added.
Perché abbiamo scommesso contro (e vinto)
La nostra tesi ribassista si basava su una divergenza critica. Mentre il prezzo delle azioni saliva, la qualità degli utili scricchiolava:
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Fatturato vs Incassi reali: L'azienda mostrava un boom di fatture emesse ma non ancora incassate.
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Free Cash Flow in calo: Questo è stato l'indicatore chiave (il "killer factor"). Il grafico del TTM (Trailing 12 Months) del flusso di cassa libero mostrava un trend discendente preoccupante, in netto contrasto con l'esplosione del prezzo del titolo.
A questo scenario fondamentale si univa una proiezione tecnica ribassista basata sulla statistica storica, che suggeriva un'alta probabilità di inversione proprio a cavallo della trimestrale.
Fonte: Forecaster.biz
Il risultato al 15 dicembre: Il mercato ci ha dato pienamente ragione. Subito dopo la pubblicazione dei risultati, il titolo è crollato. Dai 220 dollari di soli cinque giorni fa, oggi Oracle scambia a 184 dollari, segnando una perdita superiore al -18%. Una correzione violenta che ha confermato come, alla lunga, i fondamentali (e i soldi veri in cassa) contino più della narrazione sull'AI.
Fonte: Forecaster.biz
Adobe: il valore nascosto dietro la paura
Situazione diametralmente opposta per Adobe. Il 9 dicembre il titolo languiva su livelli minimi, penalizzato dalla narrazione secondo cui l'Intelligenza Artificiale generativa avrebbe spazzato via il suo business.
Noi abbiamo guardato i numeri e abbiamo visto un'altra storia:
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Sottovalutazione estrema: Il titolo risultava sottovalutato del 58% secondo i nostri modelli conservativi.
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Crescita solida: Utili e fatturato in costante crescita, con un TTM in miglioramento.
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Cash Flow robusto: Al contrario di Oracle, Adobe è una macchina da soldi. La liquidità generata è tale da permettere acquisizioni strategiche e investimenti, smentendo la tesi della crisi imminente.
Fonte: Forecaster.biz
Abbiamo aperto una posizione long (rialzista) il 9 dicembre. Il risultato al 15 dicembre: Anche qui, la visione è stata corretta. Il titolo ha reagito positivamente, toccando i 361 dollari il 12 dicembre. Oggi si assesta intorno ai 351 dollari, confermando che il mercato aveva eccessivamente penalizzato un'azienda dai fondamentali solidissimi.
La strategia macro: Oro e Franco Svizzero
Non viviamo di sole trimestrali. La nostra asset allocation di medio-lungo termine si basa su una lettura precisa dello scenario geopolitico e monetario.
Gold: perché le Banche Centrali continuano a comprare
La nostra posizione rialzista sull'oro è in profitto e la manteniamo con convinzione. Il motivo è semplice: le Banche Centrali non fanno trading intraday, accumulano tonnellate. Nel solo mese di ottobre, sono state acquistate 55 tonnellate d'oro a un prezzo medio di 4.000 dollari l'oncia. Un volume d'acquisto ben superiore alle 20 tonnellate registrate quando l'oro era a 3.000 dollari.
Questo ci dice che le "mani forti" non temono i prezzi alti; temono la svalutazione delle valute fiat. Con l'incertezza sul dollaro (tra debito USA e politica aggressiva sui dazi) e uno Yen indebolito, l'oro rimane l'ultimo vero baluardo. La nostra strategia prevede di incrementare le posizioni su eventuali ritracciamenti e alleggerire solo su nuovi massimi storici.
Fonte: Katusa Research
Franco Svizzero: l'altro bene rifugio
Parallelamente all'oro, stiamo costruendo una posizione sul Franco Svizzero (tramite lo short sul cambio EUR/CHF). Anche se attualmente la posizione è in leggera sofferenza, la logica rimane ferrea: in un mondo dove i beni rifugio scarseggiano, il Franco Svizzero rimane l'unica alternativa valutaria credibile all'oro. Abbiamo impostato un piano di accumulo graduale e siamo pronti a incrementare se il mercato ci offrirà prezzi migliori, convinti che la direzione di fondo sia verso un apprezzamento della valuta elvetica.
Lezioni dal passato recente: Salesforce e Starbucks
La coerenza è fondamentale. Prima di queste ultime operazioni, avevamo chiuso con successo:
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Salesforce: Un trade rapido sfruttando i dati trimestrali, chiuso con un ottimo profitto in soli tre giorni.
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Starbucks: Una posizione short di più ampio respiro, basata sul deterioramento dei fondamentali, che manteniamo ancora parzialmente in essere.
Nvidia: l'arte di saper aspettare
Concludo con un passaggio didattico importante su Nvidia. Molti ci hanno chiesto perché non siamo entrati, nonostante una proiezione statistica del Forecaster che indicava un potenziale rialzo dell'80% di probabilità.
La risposta sta nella confluenza dei segnali. Sebbene la proiezione sul long fosse Strong, altri due indicatori chiave ci suggerivano cautela:
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Stagionalità: Il trend stagionale prevedeva un potenziale ribasso o lateralità fino a gennaio.
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Overbought/Oversold: Non c'erano segnali chiari di ipervenduto che giustificassero un ingresso a basso rischio.
Quando i segnali sono discordanti, la regola d'oro è: stare fermi. Non basta un solo indicatore verde per aprire un trade; serve che tutti i tasselli del puzzle (fondamentali, statistica, stagionalità) vadano nella stessa direzione.
Conclusioni
Questa settimana ci ha dimostrato ancora una volta che l'analisi fondamentale, unita a strumenti statistici avanzati, è l'arma più potente per filtrare il "rumore" di fondo del mercato. Abbiamo evitato la trappola dell'hype su Oracle e colto il valore inespresso di Adobe, proteggendo il capitale con l'oro.
Continuate a seguirci per i prossimi aggiornamenti. La caccia alle prossime opportunità è sempre aperta.
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