Cosa sta succedendo alle
azioni Tesla? Gli investitori si stanno facendo questa domanda osservando attoniti e inermi il tracollo in Borsa del titolo della casa automobilistica americana. Dopo l'annuncio dei dazi del 2 aprile da parte del presidente degli Stati Uniti
Donald Trump, la società ha perso oltre il 15% di capitalizzazione e nel corso delle contrattazioni prima dell'apertura di Wall Street le azioni sono in calo di altri 6 punti percentuali.
Il picco di 488,54 dollari del 18 dicembre è un lontano ricordo. Il titolo aveva capitalizzato al massimo l'effetto Trump post-elezioni sulle aspettative che il nuovo presidente degli Stati Uniti avrebbe favorito una regolamentazione più leggera verso la guida autonoma su cui sta puntando Tesla. Quell'effetto si è dissolto a seguito della guerra commerciale scatenata dalle tariffe statunitensi. L'ultima chiusura alla Borsa americana ha registrato una quotazione del titolo Tesla di 239,43 dollari, praticamente meno della metà rispetto al massimo di dicembre scorso.
Il sell-off generale dei mercati azionari però ha solo inasprito una situazione già pesante per l'azienda guidata da Elon Musk. Proprio la vicinanza di Musk all'amministrazione Trump, che inizialmente si riteneva essere un grande vantaggio per Tesla, si sta rivelando invece un fattore di debolezza. Il coinvolgimento del miliardario imprenditore nella politica americana non piace agli investitori, anche e soprattutto perché in questo modo il CEO di Tesla è meno concentrato sulle questioni aziendali.
Musk è stato nominato a capo del
DOGE, il Dipartimento USA per l'efficienza. Tuttavia, ultimamente si discute circa la possibilità del 53 enne di origine sudafricana di lasciare la carica e tornare ai suoi affari.
Il business dell'azienda inoltre annaspa, soprattutto per via della concorrenza delle case automobilistiche cinesi che stanno divorando quote di mercato. La scorsa settimana, Tesla ha riportato consegne di veicoli nel primo trimestre al di sotto delle aspettative e scivolate al livello più basso dal 2022.
Tesla: cosa fare con le azioni?
Il 19 marzo 2025, il Segretario al Commercio USA Howard Lutnick aveva detto che le azioni Tesla non sarebbero mai scese sotto 235,86 dollari, livello di chiusura di quel giorno alla Borsa americana. "Gli investitori dovrebbero acquistare il titolo perché non sarà mai più così economico", ha detto. Musk ha rincarato la dose il giorno dopo, affermando che i dipendenti avrebbero dovuto tenersi strette le azioni. Con il calo nel pre-mercato, il titolo quota 224 dollari, decisamente al di sotto di quella soglia oltre la quale "non sarebbe mai sceso" e anche gli storici sostenitori delle azioni Tesla cominciano a perdere la pazienza.
Tra questi Daniel Ives, analista di Wedbush, che ha tagliato l'obiettivo di prezzo di oltre il 40%. Ora il suo target è a 315 dollari, rispetto ai 550 dollari precedenti. L'esperto ha citato la crisi del marchio creata da Musk e le politiche commerciali del presidente Trump alla base della revisione del suo giudizio. "Tesla è diventata essenzialmente un simbolo politico a livello globale", ha scritto Ives. "È tempo che Musk si faccia avanti, legga la situazione e sia un leader in questo momento di incertezza".
In particolare, Ives è preoccupato che Tesla subisca il contraccolpo in Cina dai dazi di Trump, in quanto nel territorio cinese l'azienda ha registrato oltre il 20% delle vendite nel 2024. Pechino ha reagito alle tariffe imponendo prelievi del 34% sulle merci importate dagli Stati Uniti, oltre a una serie di restrizioni sulle esportazioni in USA.
"Questo spingerà ulteriormente i consumatori cinesi ad acquistare prodotti nazionali come BYD, Nio, Xpeng e altri", ha detto Ives. "Ora stimiamo che Tesla abbia perso/distrutto almeno il 10% della sua futura base di clienti a livello globale a causa dei problemi di marchio auto-creati, e questa potrebbe essere una stima prudente".
L'analista di JP Morgan Chase, Ryan Brinkman, è stato finora uno dei più ribassisti a Wall Street sul titolo Tesla. Ora ha detto di aver addirittura sottovalutato "il grado di reazione dei consumatori e i danni al marchio senza precedenti".