Vedere la quotazione della principale criptovaluta passare dai massimi storici di oltre $120.000 fino agli attuali $85.000 ha scosso profondamente gli investitori. Si tratta di un ritracciamento importante, che ha infranto al ribasso la soglia psicologica dei 100.000 dollari, portando molti a porsi domande cruciali: cosa è cambiato nei fondamentali di Bitcoin? È ancora un asset valido per il lungo termine o una bolla che è scoppiata?
In questo articolo analizzeremo le cause reali di questo crollo, smentendo i timori di un problema strutturale e spiegando perché, paradossalmente, questo ribasso potrebbe rappresentare una fase di maturazione necessaria del mercato.
Come funziona il prezzo: la legge della domanda e dell'offerta
Prima di addentrarci nelle dinamiche specifiche di questo crash, è fondamentale tornare alle basi dell'economia. Bitcoin, come qualsiasi altro asset finanziario - dalle azioni Apple al pane che compriamo dal fornaio sotto casa - risponde in modo ferreo alla legge della domanda e dell'offerta.
Il meccanismo è semplice:
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Se la domanda aumenta (più persone vogliono comprare) e l'offerta rimane stabile o scende, il prezzo sale.
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Se l'offerta aumenta (più persone vogliono vendere) e la domanda non riesce ad assorbire tutto il volume, il prezzo scende.
Il motivo per cui Bitcoin è sceso drasticamente nelle ultime settimane non è legato a un malfunzionamento della tecnologia o a una perdita di fiducia nel progetto a lungo termine. La risposta è puramente matematica: sul mercato sono arrivati più venditori che compratori. L'offerta di Bitcoin in vendita ha superato la capacità di acquisto immediata, spingendo le quotazioni verso il basso.
Ma qui sorge il dubbio legittimo: se Bitcoin è considerato "l'oro digitale" e il futuro della finanza, perché ci sono così tanti venditori proprio ora?
Il paradosso della liquidità: perché le "balene" vendono adesso
Per comprendere questo ribasso, bisogna analizzare chi sta vendendo. Non si tratta dei piccoli risparmiatori impauriti, ma di portafogli (wallet) che erano dormienti da anni, appartenenti ai cosiddetti early adopters.
Queste persone possiedono migliaia di Bitcoin acquistati quando il valore era di pochi centesimi o pochi dollari. Fino a poco tempo fa, questi grandi detentori ("Whales") avevano un problema enorme: non potevano vendere.
Sembra controintuitivo, ma la realtà è che il mercato non aveva abbastanza liquidità. Se tre o quattro anni fa uno di questi investitori avesse provato a vendere migliaia di Bitcoin in un colpo solo, avrebbe letteralmente prosciugato la liquidità del mercato, facendo crollare il prezzo a zero istantaneamente perché non c'erano abbastanza compratori (istituzionali o retail) pronti ad assorbire quella vendita.
Fonte: Forecaster.biz
L'ingresso degli istituzionali e gli ETF
La situazione è cambiata radicalmente negli ultimi mesi. Grazie all'approvazione di nuovi strumenti finanziari come gli ETF Spot su Bitcoin e alle recenti normative (incluso il decreto dell'amministrazione Trump che permette alle banche americane di detenere Bitcoin per i clienti), il mercato è stato inondato di nuova liquidità.
Si stima che negli ultimi sei mesi siano entrati circa 25 miliardi di dollari solo tramite gli ETF. Questo afflusso di denaro istituzionale ha creato per la prima volta la "profondità" di mercato necessaria.
Il caso della transazione da 9 miliardi di dollari
Per dare concretezza a questa tesi, basta osservare la blockchain. Di recente è stata tracciata, tra le altre, una transazione proveniente da un wallet storico che ha liquidato una posizione per un controvalore di circa 9 miliardi di dollari.
Questo investitore:
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Ha comprato quando Bitcoin valeva pochissimo.
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Ha aspettato anni non solo per il profitto, ma per la possibilità tecnica di uscire.
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Ha venduto ora, sopra i $100.000, realizzando una plusvalenza mostruosa che probabilmente gli cambia la vita (e quella delle future generazioni).
Ha venduto perché pensa che Bitcoin morirà? Assolutamente no. Ha venduto perché, dopo 10 o 15 anni di attesa, ha deciso di incassare il profitto della vita per goderselo. E ha potuto farlo solo oggi perché dall'altra parte c'erano banche, fondi ed ETF pronti a comprare quei volumi senza che il prezzo andasse a zero, pur causando un fisiologico ribasso.
Fonte: Forecaster.biz
Un passaggio di consegne storico
Quello a cui stiamo assistendo non è la fine di Bitcoin, ma un gigantesco trasferimento di ricchezza. I Bitcoin stanno passando dalle mani dei primi pionieri (che incassano profitti meritati) alle mani di istituzioni finanziarie, banche e nuovi investitori che lo stanno adottando come riserva di valore.
È la stessa dinamica che abbiamo visto con l'oro negli ultimi vent'anni. Questo ribasso, quindi, non segnala un problema strutturale, ma certifica che Bitcoin è diventato un asset maturo, liquido e scambiabile anche per cifre miliardarie.
Il futuro: verso 1 milione di dollari?
Nonostante il calo attuale, la tesi di investimento su Bitcoin rimane intatta, anzi, ne esce rafforzata. L'interesse istituzionale è garanzia di longevità. Personalmente, ritengo che questo sia solo un momento di assestamento.
Sono convinto, pur non avendo la sfera di cristallo, che Bitcoin sia destinato a raggiungere quota 1 milione di dollari in futuro. Di conseguenza, vedere il prezzo tornare in zona $85.000 rappresenta, per chi ha una visione di lungo periodo, un'opportunità inaspettata per accumulare a prezzi che pensavamo di non rivedere mai più.
Oltre Bitcoin: le nuove frontiere dell'intelligenza artificiale
Mentre Bitcoin vive questa fase di ritracciamento e consolidamento, offrendo ottimi punti di ingresso, non è l'unica opportunità presente sui mercati. Attualmente, la vera rivoluzione speculativa e tecnologica sta avvenendo grazie all'intelligenza artificiale.
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