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Moody's anticipa che a fine mese potrebbe peggiorare l'outlook di molte banche europee per effetto dei crediti deteriorati;
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Fitch considera positiva l'opera di cessione degli Npl da parte di alcune banche italiane per migliorare la loro posizione finanziaria;
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La BCE potrebbe prolungare le restrizioni sui dividendi per gli istituti di credito fino alla fine dell'anno.
Il settore bancario è in preallarme. Una spada di Damocle è pronta per abbattersi sul rating degli istituti di credito europei alla fine del mese, quando questi cominceranno a pubblicare i dati di bilancio sul secondo trimestre. A calarla sarà Moody's, la più vecchia tra le principali agenzie di rating.
Secondo gli analisti dell'agenzia, gli utili delle banche soffriranno terribilmente l'impatto che hanno avuto sulle aziende e sule famiglie il Covid e la caduta dei prezzi del petrolio. Tutto ciò porterà a delle conseguenze nefaste sull'attività di intermediazione creditizia. Infatti le banche si troveranno costrette ad alzare il costo del credito per due ragioni. La prima perché le aziende in crisi diminuiranno di molto il merito creditizio e con questo rallenterà giocoforza l'erogazione del prestito. La seconda in quanto con la politica dei tassi a zero della BCE i margini tendono a ridursi e quindi vi dovrà essere un recupero di redditività da parte degli istituti di credito.
Per l'agenzia americana, il problema degli attivi in sofferenza però rimane. E questo nel medio lungo periodo porterebbe all'esigenza da parte delle banche di ricostruire il capitale che verrebbe deteriorato dalle perdite sugli assets. Quindi Moody's presterà nel giudizio particolarmente attenzione agli accantonamenti fatti per coprire tali perdite, nonché alla solidità del capitale per fronteggiare eventuali inasprimenti delle condizioni del credito.
Alla luce di tutto questo l'agenzia stima un taglio dell'outlook a negativo per molte banche, ma il rating verrebbe modificato solo se nell'arco di due o tre anni il capitale deteriorato degli istituti di credito esaminati non dovesse ritornare ai livelli antecedenti allo scoppio della crisi. (Leggi qui la scala di rating delle agenzie)
Fitch: il de-risking è la strada giusta per le banche
Su una posizione leggermente diversa riguardo gli Npl l'altra grande agenzia di rating, Fitch. Con particolare riferimento agli istituti di credito italiani, gli esperti valutano la situazione in una chiave più ottimistica. Il processo di de-risking che è in atto per diverse realtà apporterebbe benefici in termini di riduzione delle sofferenze sull'attivo patrimoniale e quindi di pressione sul rating aziendale.
Allo stato attuale sono diverse le banche italiane che hanno provveduto a smobilizzare il portafoglio di Npl. La Banca Popolare di Sondrio ha cartolarizzato nel mese di giugno una tranche di 35 milioni di euro di Non Performing Loan a un investitore istituzionale estero, arrivando così quasi a un miliardo di cartolarizzazioni complessive.
La stessa cosa ha fatto BPER riguardo il 95% di 23,4 milioni di euro di crediti in sofferenza all'inizio di questo mese. Mentre altri grossi istituti bancari sono in procinto di cedere crediti deteriorati, come Unicredit che ha annunciato la vendita di due portafogli di prestiti al consumo non garantiti a Banca Ifisi per 335 milioni di euro. O come Banca Monte dei Paschi di Siena che darà vita allo spin-off con Amco riguardo 8,1 miliardi di Npe.
BCE: altro stop ai dividendi delle banche, ma non per tutte
Il tema degli NPL si lega a doppio filo con quello dei dividendi, nella determinazione del rating da parte delle agenzie. Come sottolinea Moody's il deterioramento dei crediti e le ripercussioni sul capitale metteranno sotto stress la solidità patrimoniale e finanziaria delle banche in funzione anche alla politica dei dividendi. Questi sono stati congelati fino a ottobre da parte della BCE, insieme alle operazioni di buyback sul capitale.
Ma poi? Secondo indiscrezioni di Reuters, la BCE potrebbe allungare fino a fine anno il restringimento della distribuzione dei dividendi, a cui potrebbe allinearsi anche il richiamo da parte degli Istituti Centrali Nazionali.
Ovviamente la questione non riguarderebbe indistintamente tutto il settore bancario, ma solo quelle aziende del credito sotto patrimonializzate, che nel frattempo hanno particolarmente sofferto la presenza degli Npl in bilancio e che hanno un modello di business che non permetterebbe il pagamento dei dividendi a cuor leggero. Secondo gli analisti alcune banche come Fineco Bank, Banca Generali e Banca Mediolanum non avrebbero problemi a remunerare gli azionisti come pattuito.