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ENI accelera il processo di transizione energetica e avvia le svalutazioni degli assets;
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Gli analisti scommettono sul titolo ENI e ne raccomandano l'acquisto;
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Nonostante i tagli dei dividendi e le svalutazioni degli assets UBS individua una serie di titoli energetici da inserire in portafoglio.
La scelta ormai è definitiva. ENI ha deciso di avviare senza esitazioni il processo di transizione dal carbon fossile all'energia pulita. Così è stato confermato ieri durante la revisione dello scenario 2020-2024 previsto dalla società. Il Coronavirus non ha fatto altro che spingere sull'acceleratore per quanto riguarda un qualcosa che ormai era nei piani aziendali: ridurre dell'80% le emissioni nette di GHG di tutti i prodotti. Tutto questo senza minare la redditività aziendale e la sostenibilità finanziaria e patrimoniale.
ENI: previsioni sui prezzi degli idrocarburi e riflessi sul bilancio
La pandemia ha inevitabilmente alterato le previsioni su quello che sarà l'andamento dei prezzi delle materie prime nei prossimi anni. Il Cane a sei zampe ha modificato intanto le stime dei valori del Brent come di seguito:
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2020 prezzo a 40 dollari al barile contro i 45 precedentemente previsti;
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2021 prezzo a 48 dollari al barile contro i 55 precedentemente previsti;
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2022 prezzo a 55 dollari al barile contro i 70 precedentemente previsti;
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2023 prezzo a 60 dollari al barile contro i 70 precedentemente previsti.
Riguardo i prezzi del gas ecco le previsioni modificate:
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2020 prezzo a 3 dollari al mmBTU contro i 3,9 precedentemente previsti;
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2021 prezzo a 4,6 dollari al mmBTU contro i 5,1 precedentemente previsti;
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2022 prezzo a 5,2 dollari al mmBTU contro i 7,3 precedentemente previsti;
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2023 prezzo a 5,5 dollari al mmBTU contro i 7,8 precedentemente previsti.
La differenza stimata dei prezzi avrà degli effetti sulla situazione aziendale che al momento il management non è in grado di quantificare nel lungo termine. Ciò nonostante la società guidata da Claudio Descalzi presume di rettificare 3,5 miliardi di attività non correnti nel secondo trimestre, che corrisponde a una svalutazione di circa il 4%. Di questa cifra: 2,8 miliardi corrisponderebbero ad assets tout court e 700 milioni a imposte differite.
Svalutazioni e taglio dividendi ENI: le valutazioni degli analisti
Secondo Equita Sim, qualora le previsioni dovessero essere confermate l'impatto di cassa ovviamente sarà nullo, mentre dal punto di vista patrimoniale ciò comporterà una variazione del rapporto Debt/Equity del 3%, che passa dal 44% al 47%. L'aspetto più importante però riguarderebbe il dividendo che, a parere degli esperti, subirebbe un taglio del 30% nel 2020 (0,6 per azione) rispetto all'anno scorso (0,86 per azione). Ad ogni modo gli analisti ritengono il titolo ENI da comprare con un prezzo obiettivo di 11 euro, con un surplus quindi del 25% rispetto ai prezzi attuali (8,80).
Giudizio condiviso da Banca Imi che ritiene il titolo in sofferenza nel breve termine, ma senza grandi cambiamenti nelle stime per il 2023 e per i successivi anni per il momento. Pertanto la banca d'investimento ne raccomanda l'acquisto con un target price di 11,2 euro.
Settore energetico: le raccomandazioni di UBS
Il settore energetico è stato investito nelle scorse settimane da altre svalutazioni di importanti Oil Majors, per effetto del crollo del prezzo del greggio. British Petroleum, che è una delle più grandi compagnie energetiche al mondo, ha annunciato recentemente svalutazioni per 17,5 miliardi di dollari, abbassando le previsioni dei prezzi del petrolio per il 2020 del 27% e del gas del 31%. Alle svalutazioni della società anglosassone sono seguite quelle di Royal Dutch Shell che prevede una revisione degli assets in calo dai 15 ai 22 miliardi di euro. Il gruppo anglo-olandese ha rimodulato totalmente le stime sul Brent nel 2020, da 60 dollari al barile a soli 35 dollari. Il prezzo iniziale stimato potrebbe essere raggiunto soltanto nel lungo periodo.
Non da meno è stata la sforbiciata data ai dividendi. La stessa Royal Dutch Shell ha deciso due mesi fa di recidere il payout del 66% nel 2020, così come Equinor nell'ultimo CdA ha annunciato il taglio della cedola del 67%.
Nonostante uno scenario non del tutto confortante gli analisti di UBS vedono ampio spazio perché le quotazioni nel settore energetico si riprendano, in concomitanza con i rialzi attesi del prezzo dell'oro nero che in questi ultimi mesi è crollato molto al di sotto del suo valore effettivo. Gli esperti della banca d'affari vedono nel 2021 il WTI, che ha sofferto di più durante il periodo pandemico, a 50 dollari, mentre il Brent a 45 dollari al barile. Per queste ragioni consigliano i seguenti titoli del comparto da inserire in portafoglio:
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British Petroleum. Target price 370 pence, in crescita del 18% rispetto ai prezzi attuali;
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Royal Dutch Shell. Prezzo obiettivo a 1.750 pence, che implica un potenziale di rialzo del 33%;
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Total. Possibilità di crescita fino a 44 euro, quindi +26% dalle quotazioni del momento;
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ENI. Target price 11,2 euro, ovvero in aumento del 28% dai prezzi di oggi;
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Repsol. Obiettivo di prezzo a 10,75 euro, con un rialzo quindi del 34%;
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Galp. In rialzo del 16% a 12,25 euro