Dopo il tonfo della scorsa ottava, Wall Street è rimbalzata nella prima seduta settimanale. L'indice
S&P 500 era passato dall'ennesimo massimo storico a quattro sessioni consecutive in rosso. Il cambio di umore è stato determinato principalmente dalle
rinnovate tensioni commerciali sui dazi del presidente degli Stati Uniti
Donald Trump che hanno in parte oscurato gli accordi tariffari siglati nel frattempo con i principali partner.
Altri eventi però hanno inciso sulle vendite alla Borsa americana. La Federal Reserve ha tenuto fermi i tassi di interesse sulla preoccupazione che i dazi possano ravvivare l'inflazione americana. Venerdì scorso poi è arrivata la brutta notizia dal mercato del lavoro USA. Il tasso di disoccupazione è aumentato di 10 punti base al 4,2% e il numero di nuovi occupati è salito appena a 73 mila unità, al di sotto delle aspettative degli analisti di 106 mila. Sul mercato è quindi tornata la paura che negli Stati Uniti possa configurarsi uno scenario recessivo, o peggio ancora stagflazionistico.
Wall Street: Morgan Stanley, acquistare a ogni correzione
I cali delle azioni statunitensi sono anche normali dopo una lunga corsa quest'anno. L'S&P 500 ha recuperato tutte le perdite accumulate a inizio aprile - quando Trump aveva attuato i
dazi reciproci per la prima volta - e intrapreso un rally straordinario che lo ha portato ad aggiornare costantemente i massimi storici. Il problema tuttavia è sempre lo stesso: come comportarsi quando è in corso un pullback?
Secondo Michael Wilson, strategist di Morgan Stanley, ogni ritracciamento è un'opportunità di acquisto a prezzi più bassi. Tra i motivi, le solide prospettive degli utili aziendali per il 2026. L'attuale stagione delle trimestrali si sta rivelando molto migliore del previsto. Secondo i dati forniti da Bloomberg Intelligence, le società componenti l'indice S&P 500 sono sulla buona strada per registrare un incremento dei guadagni del 9,1%, nettamente oltre il 2,8% stimato dal consensus. Inoltre, il numero di aziende che hanno battuto le stime è il più alto degli ultimi quattro anni.
Tra l'altro, "anche se la Fed rimane per ora in attesa, la combinazione di un calo dell'impulso inflazionistico nel corso dell'anno e della debolezza del mercato del lavoro dovrebbe favorire un robusto ciclo di tagli", ha affermato Wilson. L'esperto, che fino alla metà del 2024 era stato uno dei più ribassisti a Wall Street, adesso afferma che le azioni americane saranno spinte da una serie di venti favorevoli come l'adozione dell'intelligenza artificiale, la debolezza del dollaro e i tagli fiscali di Trump.
Della stessa opinione è David Kostin, strategist di Goldman Sachs, che osserva come il management delle aziende Usa si sia finora mostrato fiducioso circa la capacità delle società di attenuare l'impatto dei dazi sui guadagni. A suo avviso, nel secondo semestre 2025, i prelievi dovrebbero aumentare la pressione sulla crescita dei ricavi, ma in vista del prossimo anno ci sarà il sostegno fornito dalle mega-cap tecnologiche e dalla politica fiscale.