Gli analisti di Bank of America vedono positivamente le azioni UBS. L’istituto finanziario statunitense ha alzato il rating da "neutral" a "buy", portando l’obiettivo di prezzo da 35 a 48 franchi. Il nuovo target implica un potenziale rialzo di circa il 37% rispetto alle quotazioni attuali alla Borsa di Zurigo. Il nuovo target price è il più alto nel consensus di Wall Street.
A motivare l’upgrade è la convinzione che l'utile per azione (EPS) di UBS crescerà di circa il 30% da qui al 2028, al ritmo più rapido rispetto all'EPS di qualsiasi banca a livello globale. Gli esperti hanno citato anche la possibilità di “requisiti di capitale più flessibili” attraverso un compromesso con il governo svizzero nell’ambito della regolamentazione bancaria del Paese.
Inoltre, BofA ha affermato che la forza di UBS nella gestione patrimoniale in Asia e nelle attività nei mercati dei capitali della regione, oltre agli sforzi di riduzione dei costi, rappresentano importanti catalizzatori per il titolo.
“UBS è una proposta altamente interessante e la storia azionaria combina il potenziale di requisiti di capitale più flessibili con aree di forte crescita nella gestione patrimoniale e nei mercati dei capitali”, ha scritto il team della banca americana.
Azioni UBS in focus: il tema dei requisiti di capitale
Uno dei principali venti contrari finora per le azioni UBS sono state le richieste del governo svizzero di capitale aggiuntivo CET1 fino a 26 miliardi di dollari. Questo comporterebbe una diluizione dell’azionariato, con un impatto ovviamente negativo sul titolo in Borsa.
L’esecutivo svizzero motiva la richiesta con il fatto che solo il capitale azionario è in grado di assorbire le perdite in modo efficace. Questo perché è ancora fresco il ricordo di quanto accaduto nel 2023 con la crisi di Credit Suisse e il salvataggio di emergenza realizzato proprio da UBS (Salvataggio Credit Suisse: sì all’acquisizione da parte di UBS).
Bank of America ritiene tuttavia che “un compromesso sia in arrivo”, riducendo potenzialmente la necessità di capitale aggiuntivo a circa 10,8 miliardi di dollari. La scorsa settimana, un gruppo di legislatori svizzeri ha proposto l’utilizzo di obbligazioni AT1, invece del capitale ordinario, per coprire parte dei requisiti di sicurezza. Questo renderebbe meno costoso per UBS sostenere le proprie filiali estere.
Il rischio è che gli obbligazionisti AT1 assorbano le perdite prima degli azionisti. In sostanza, si alleggerirebbe il peso per la banca, spostando più rischio sugli investitori. Si tratterebbe quindi di un cambiamento rilevante rispetto alla proposta iniziale del governo di fare affidamento esclusivamente sul capitale azionario.
Le obbligazioni AT1 sono strumenti di debito emessi dalle banche che possono essere convertiti in capitale proprio al verificarsi di determinate condizioni. Questi titoli sono stati azzerati durante l’operazione UBS–Credit Suisse nel 2023, motivo per cui il loro utilizzo suscita ancora un certo scetticismo.
Tuttavia, secondo gli analisti di JP Morgan Chase, in caso di compromesso sui requisiti di capitale, UBS potrebbe dover raccogliere solo ulteriori 400 milioni di dollari in capitale CET1, rispetto a una stima di 20,4 miliardi di dollari qualora venissero attuati i piani del governo.
Questi ritengono che le proposte avanzate la scorsa settimana vadano nella “giusta direzione” per UBS, ma che “l’esito finale rimarrà incerto almeno fino a ben oltre il prossimo anno”.