Con gli investitori che rimangono fiduciosi sui negoziati commerciali tra Usa ed Europa, i mercati azionari del Vecchio Continente hanno chiuso le contrattazioni in leggero territorio rialzista. In questo contesto il FTSE Mib ha guadagnato lo 0,34%, terminando la seconda seduta della settimana a 40.124,90 punti.
Dal punto di vista operativo non cambia la view sull'indice italiano che, con la tenuta dei 40 mila punti, dovrebbe proseguire il trend ascendente verso i 40.250-40.300 punti e successivamente i 40.500-40,600 punti. Al contrario segnali di debolezza si avrebbero con la violazione dei minimi della passata settimana posti sui 39 mila punti.
Tra i titoli che a Piazza Affari nella giornata odierna hanno visto una volatilità in aumento e una performance negativa troviamo Tim. Andiamo a scoprire le motivazioni.
Tim: la Cassazione blocca il rimborso del canone
In tarda mattinata la Corte di Cassazione ha sollevato d'ufficio la questione sulla correttezza dell'impugnazione della società sulla sentenza di primo grado, riguardante la restituzione del canone versato nel 1998. Nello specifico l'udienza riguardava il ricorso presentato dall'avvocatura dello Stato contro la decisione della corte di appello di Roma, che lo scorso anno aveva riconosciuto le ragioni del Gruppo guidato da Pietro Labriola, ordinando allo Stato di restituire un importo pari a 1 miliardo di euro, di cui circa la metà in interessi.
Secondo le decisioni arrivate oggi dalla Corte di Cassazione bisogna verificare se all'epoca fosse stato corretto procedere con un regolamento di competenza o ricorrere in appello, come invece aveva fatto Tim. All'epoca il giudice di primo grado aveva ritenuto competente Perugia, ma il Gruppo telefonico italiano aveva fatto appello contro questa decisione, vincendolo. La competenza era quindi rimasta a Roma. Il giudice ha dato ora 30 giorni di tempo sia al Pm che alle parti per depositare le loro memorie.
Senza dubbio la questione d'ufficio sollevata oggi rischia di rallentare i tempi di tale disputa che va avanti da oltre 25 anni, quando fu introdotta una direttiva europea sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni. Questa stabiliva che dall'1 gennaio 1998 tutti gli operatori avrebbero dovuto avere pari condizioni di accesso al mercato, eliminando regimi concessori o privilegi esclusivi.
Ma le notizie su Tim non finiscono qui, in quanto secondo alcuni rumors il TAR dovrebbe confermare una maxi multa da 74,3 milioni di euro, cifra già accantonata dall'azienda, per la violazione della normativa “golden power”. Questa nello specifico riguardava il mancato preavviso di Vivendi sul controllo di fatto esercitato su Tim.
Azioni Tim: analisi tecnica e strategie operative
Andiamo ora a vedere come hanno reagito le azioni Tim sulla Borsa italiana. Con volumi e volatilità in aumento è stata una giornata all'insegna delle vendite per il titolo Tim che, dopo essersi spinto sui nuovi top di periodo oltre gli 0,4 euro, ha chiuso le contrattazioni in ribasso del 2,38% in area 0,3822 euro
Dal punto di vista operativo il movimento odierno non indebolisce al momento il trend primario che rimane sempre confermato al rialzo. Ulteriori discese fin verso gli 0,365 euro, dove troviamo l'indicatore giornaliero del Supertrend, potrebbero rappresentare delle nuove occasioni di acquisto. La tenuta di tali supporti dovrebbe riportare gli acquisti sul titolo con possibili ritorni prima in direzione dei 0,39 euro e successivamente verso gli 0,4 euro. Un conferma sopra queste aree andrebbe a rafforzare il quadro grafico, con prossimi target gli 0,415 euro e a seguire gli 0,43-0,435 euro, che rappresentano i massimi degli ultimi 40 mesi.
Al contrario la violazione degli 0,365 euro, dovrebbe aprire le porte a una fase correttiva più marcata con un primo target situato sugli 0,35 euro e successivamente gli 0,335 euro, dove troviamo la media mobile a 50 giorni. La mancata tenuta di tali sostegni dovrebbe far proseguire le vendite verso gli 0,315-0,31 euro e a seguire la soglia degli 0,3 euro. Qui verrebbe messa sotto pressione la trendline ascendente che parte dai minimi di novembre 2024 e congiunge quelli di marzo 2025. Nel caso in cui queste aree dovessero essere violate, si avrebbe un preoccupante indebolimento del quadro grafico, con prossimi obiettivi gli 0,2757 euro, dove verrebbe chiuso il gap-up lasciato aperto lo scorso 10 aprile.
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