La svendita che vi è stata nel settore tecnologico a Wall Street ha creato danni enormi a molti investitori che avevano un'esposizione pronunciata verso le azioni legate alla crescita.
Tra le maggiori vittime nell'ambito dei grandi fondi vi sono sicuramente gli ETF ARK di Cathie Wood, convinta sostenitrice della tecnologia e dell'innovazione.
La grande stock picker ha vissuto un momento di grazia durante l'anno pandemico, con il suo fondo di punta ARK Innovation che ha realizzato una performance del 157%. Il 2021 e soprattutto il 2022 sono stati un vero calvario per il portafoglio di investimento di ARK, con un passivo che ha bruciato gran parte dei guadagni realizzati nel 2020. Tuttavia, la 65enne californiana non si arrende e anzi continua a sostenere che, nell'arco di 5 anni, i ritorni ottenuti dagli investitori in questo settore non sono paragonabili a qualsiasi tipo di investimento alternativo.
Ovviamente, a pagare dazio quest'anno sono stati tutti coloro che hanno puntato sulla tecnologia, con il NASDAQ che ha perso quasi il 30% del suo valore.
A sopprimere i titoli tech è stata soprattutto la Federal Reserve, che ha alzato i tassi d'interesse già per 2 volte da marzo e si prepara ad almeno 5 strette da qui alla fine dell'anno. Queste prospettive non promettono molto di buono per le azioni growth, perché le società che vi stanno dietro devono sostenere un onere di finanziamento maggiore per supportare gli investimenti e vedono ridursi i flussi reddituali futuri attualizzati.
Azioni tech: i venditori allo scoperto contano i profitti
I venditori allo scoperto viceversa stanno festeggiando, raccogliendo i frutti della loro scelta di campo. In particolare le scommesse sono state rivolte contro i titoli informatici. Lo rileva uno studio di S3 Partners, che mette in luce come il 20% delle posizioni contrarian sui mercati americani quest'anno riguardasse le azioni IT. Tali posizioni hanno ottenuto un profitto superiore al 30%.
Anche sulle big tech gli investitori stanno puntando contro, tra cui figura il gestore di hedge fund
Michael Burry, famoso per aver predetto la crisi del 2008, che sta vendendo azioni Apple. Tuttavia,
lo short interest di tali aziende rappresenta una parte minuscola in confronto alla loro capitalizzazione. Ad esempio per Microsoft è maggiore di 10 miliardi di dollari, ma il valore di mercato del gigante informatico è di 1.950 miliardi di dollari, il che significa che l'interesse a breve è appena lo 0,5% del totale. Per Nvidia quest'ultimo ammonta a 5 miliardi di dollari, a fronte di una capitalizzazione di 419 miliardi di dollari. Mentre per Apple supera i 15 miliardi di dollari, che si paragona ai 2.270 miliardi di capitale azionario.
Ad ogni modo,
lo short interest è sceso globalmente in questo trimestre rispetto alla fine di marzo, per effetto del fatto che le valutazioni dei titoli tech sono crollate. Infatti dai 220 miliardi di dollari di allora, vi è stata una riduzione di valore delle posizioni ribassiste di 43 miliardi di dollari. Questo pone delle domande
se continuare ad assumere un atteggiamento ribassista, considerando che i multipli si sono ridotti sensibilmente passando da una media di 35 di inizio anno a circa 24 di oggi, al di sotto di quella degli ultimi 5 anni.
Il rischio sta nel fatto di assistere a fenomeni di short squeeze, vista la capacità di molti titoli tecnologici di oscillare da un prezzo all'altro con grande rapidità. E le vicende degli ultimi anni in merito hanno insegnato qualcosa.