Tesla ha fatto scuola. La capacità innovativa di Elon Musk e soprattutto gli straripanti guadagni in Borsa ottenuti nel corso del 2020 hanno orientato molte società che bazzicano nel settore dell'automotive a provare ad emularne le gesta.
Prime fra tutte, le grandi case automobilistiche tradizionali come Ford e General Motors si sono gettate a capofitto investendo fior di quattrini nell'elettricità, consci del fatto che il treno in corsa del cambiamento vada preso al volo senza tentennamenti.
Da un pò di tempo a questa parte venti cinesi soffiano con sempre maggiore insistenza e sono parecchie le società che si sono inserite e che adesso provano a insidiare la leadership delle big americane.
Auto elettriche: le società cinesi sulla cresta dell'onda
NIO è l'esempio più emblematico. Nel 2020 l'azienda con sede a Shangai ha visto le proprie quotazioni aumentare di 11 volte a Wall Street, portando a una capitalizzazione di mercato di circa 70 miliardi di dollari.
Stesso discorso per BYD, società che ha Warren Buffett come primo azionista. Le azioni del produttore di auto ibride hanno quadruplicato il loro valore dal 1° gennaio di quest'anno, capitalizzando in questo momento 69 miliardi di dollari. Tuttavia sono solo alcuni esempi di grande successo, ma la regola è radicalmente diversa.
La maggior parte delle aziende cinesi che piomba nel settore dei veicoli elettrici almeno per il momento non sta sbancando il mercato, anzi. Xpeng ad esempio ha venduto oltre 14 mila auto elettriche nei primi 9 mesi del 2020. Poca roba se si fa un raffronto con General Motors che solo in Cina ne ha piazzato quasi 2 milioni.
Il prossimo ad entrare in questo mondo potrebbe essere il principale motore di ricerca online cinese Baidu. La società pechinese ha già effettuato colloqui approfonditi con alcune grandi aziende che sono operative per imbastire una partnership finalizzata alla produzione su larga scala nei prossimi anni.
Auto elettriche: perché investire nelle azioni cinesi e perché no
Valutando la situazione nel complesso, ci sono vari elementi che fanno propendere per scommettere sulle azioni società cinesi che si sono avventurate nel mondo dell'automotive elettrico e altri che invece inducono quantomeno a una riflessione.
Nel primo caso occorre considerare gli sforzi che il Dragone sta compiendo a livello istituzionale per ridurre drasticamente le emissioni di carbonio in futuro. Alla luce di questo, l'obiettivo è di raggiungere entro il 2025 una quota di mercato del 20% delle auto elettriche rispetto al totale del settore automobilistico e un livello del 50% prima del 2035.
Perché si arrivi alla meta è necessario che le vendite crescano a un ritmo almeno del 30% l'anno. Sulla base dei presupposti attuali, l'ipotesi appare tutt'altro che lunare. L'aspetto più interessante è che il settore si è piano piano sganciato dal supporto dello Stato in termini di sussidi e incentivi, ma può contare sul fatto che la sempre più acquisita efficienza dei produttori abbia favorito la riduzione dei costi energetici.
Giocoforza le auto sono divenute più economiche, quindi più accessibili per i consumatori. È ovvio che ciò rappresenta il preludio per un deciso aumento della domanda nei prossimi anni e quindi per lo sviluppo di tutto il comparto.
Di contro bisogna tenere presente che le azioni cinesi dei veicoli elettrici hanno corso troppo e quindi ora si trovano ad avere multipli molto elevati rispetto a quelli di altre società americane operanti nel settore. Ad esempio Li Auto ha un prezzo di 7,7 volte le vendite previste del 2021, mentre General Motors solo di 1,1 volte.
Questo non necessariamente deve essere visto in chiave negativa, però risulta evidente che, per poter sostenere questi valori, è necessaria una crescita sostenuta a livello aziendale se si vuole competere con mostri sacri del calibro di Tesla.