Negli ultimi giorni le azioni Oracle hanno registrato un vero e proprio rally in Borsa, con un incremento superiore al 30% in una sola seduta. Un balzo che ha avuto un effetto immediato anche sul patrimonio di Larry Ellison, fondatore e principale azionista del gruppo (con una quota superiore al 50%): l’imprenditore ottantunenne è diventato l’uomo più ricco del mondo, superando perfino Elon Musk. Ma cosa c’è dietro questa impennata?
Oracle, dai database all’intelligenza artificiale
Per comprendere quanto sta accadendo, bisogna tornare alle origini. Oracle è stata la società che negli anni ’80 ha letteralmente inventato i database, imponendosi come spina dorsale della gestione dei dati a livello mondiale. Potremmo immaginarla come il grande custode dei fogli di calcolo del pianeta: aziende di ogni dimensione si sono sempre affidate a Oracle per gestire informazioni sensibili e volumi enormi di dati.
Questa posizione di centralità ha garantito alla società per decenni flussi di cassa elevatissimi, un’enorme liquidità e una rete di clienti che spazia da giganti della distribuzione come Walmart fino a colossi delle telecomunicazioni come AT&T.
La trimestrale che ha acceso la miccia
Il recente boom in Borsa è legato principalmente alla pubblicazione dell’ultima trimestrale. Oltre ai risultati ottenuti nel trimestre appena concluso, l’azienda ha annunciato di avere già in portafoglio oltre 500 miliardi di dollari in contratti firmati. Non si tratta ancora di ricavi effettivi, ma di ordini futuri che garantiscono visibilità e prospettive di crescita straordinarie.
E da dove arrivano questi ordini? Dal settore che oggi muove più capitali e attenzione al mondo: l’intelligenza artificiale.
Fonte: Forecaster.biz
OpenAI e il ruolo dei data center
Il primo grande cliente di Oracle è OpenAI, la società creatrice di ChatGPT. OpenAI sviluppa modelli linguistici avanzati, ma non possiede infrastrutture proprie per l’elaborazione: i calcoli necessari per generare testi, immagini e risposte in tempo reale vengono eseguiti in enormi data center dotati di GPU ad altissime prestazioni.
Ed è qui che entra in gioco Oracle. L’azienda ha investito miliardi nella costruzione di data center di ultima generazione, capaci di fornire la potenza di calcolo necessaria per sostenere la crescita esplosiva dell’intelligenza artificiale. In pratica, chiunque voglia scalare in questo settore deve bussare alla porta di Larry Ellison.
Un esempio pratico: ogni volta che un utente chiede a ChatGPT di generare un’immagine o di spiegargli perché il cielo è blu, da qualche parte (probabilmente in Texas) si accende un server di Oracle, equipaggiato con GPU Nvidia, che esegue miliardi di calcoli per fornire il risultato.
Il progetto Stargate e l’asse con gli Stati Uniti
C’è però un altro fattore che ha alimentato l’ottimismo sul titolo: il progetto Stargate. Nei mesi scorsi Ellison è stato visto alla Casa Bianca insieme a Sam Altman (CEO di OpenAI) e al numero uno di SoftBank. Obiettivo: discutere della creazione di una rete di data center giganteschi negli Stati Uniti, finanziati con capitali miliardari e sostenuti anche dal governo americano.
In questo scenario Oracle si candida a essere protagonista assoluta, sia per la capacità tecnologica che per i rapporti politici consolidati. Non è un dettaglio secondario: la vicinanza di Ellison al presidente Donald Trump ha favorito nel tempo la chiusura di numerosi contratti governativi.
Fonte: Forecaster.biz
TikTok e lo scenario geopolitico
Oracle è anche il partner tecnologico che ospiterà i server americani di TikTok. L’app cinese, pur sotto pressione politica, continua a crescere a ritmo sostenuto negli Stati Uniti. Se davvero, come si ipotizza, le attività americane di TikTok dovessero essere cedute a un soggetto statunitense per ragioni geopolitiche, Oracle sarebbe in prima linea tra i potenziali acquirenti.
Questo rafforza ulteriormente l’immagine dell’azienda come attore strategico nel controllo dei dati e nella gestione delle piattaforme digitali più rilevanti.
Il legame con Nvidia
Un aspetto da non sottovalutare riguarda gli investimenti nei data center. Costruire queste infrastrutture significa acquistare migliaia di chip grafici Nvidia, indispensabili per l’elaborazione AI. Oracle ha avuto la forza economica per essere tra i primi a garantirsi le forniture migliori, consolidando il rapporto con Jensen Huang, CEO di Nvidia.
Di conseguenza, se Oracle registra ordini record legati all’intelligenza artificiale, è lecito attendersi che anche Nvidia, fornitore chiave, possa mostrare trimestrali particolarmente brillanti.
Opportunità o bolla?
Nonostante l’entusiasmo dei mercati, resta un punto di riflessione: molti degli ordini annunciati da Oracle si basano su previsioni future, non su ricavi già contabilizzati. I 500 miliardi di dollari promessi, per esempio, arrivano in gran parte da OpenAI, che a sua volta non ha ancora monetizzato appieno i propri servizi.
Per questo, se da un lato il potenziale di crescita è enorme, dall’altro non mancano i rischi di eccessivo ottimismo.
Conclusione
Il rally delle azioni Oracle nasce dall’incontro di tre fattori: una posizione storicamente dominante nel campo dei database, la capacità di investire massicciamente nei data center per l’AI e il ruolo strategico in progetti geopolitici e industriali di portata globale.
Grazie a queste mosse, Larry Ellison è riuscito non solo a trasformare la sua creatura in un pilastro dell’intelligenza artificiale, ma anche a conquistare momentaneamente la vetta tra i grandi patrimoni mondiali.
La domanda ora è: si tratta di un punto di partenza per una nuova era di crescita sostenuta o di un picco trainato dall’euforia del momento? Noi investitori attendiamo con attenzione le prossime trimestrali, non solo di Oracle, ma anche dei suoi partner strategici come Nvidia e OpenAI, per capire se l’ascesa potrà continuare.
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