Il governo italiano ha in mente un’altra fusione per Banca MPS. Secondo quanto riportato dai ben informati, dopo l’integrazione con Mediobanca il Tesoro, che detiene ancora una quota residua del 4,9% nella banca toscana, sta valutando la possibilità di una combinazione con un altro istituto finanziario.
L’indiziato numero uno sarebbe Banco BPM. Attualmente la banca guidata da Giuseppe Castagna possiede una partecipazione del 3,7% nel capitale di MPS e potrebbe considerare un accordo con Rocca Salimbeni una volta scrollatosi di dosso l’assalto di UniCredit. Castagna ha affermato che le opzioni per Piazza Meda sono due: fondersi con MPS oppure farlo con il Crédit Agricole.
La banca francese, in questo momento, detiene il controllo di Banco BPM con il 20,1% delle azioni, dopo aver aumentato la quota per tenere distante UniCredit e influenzare le prossime mosse della partecipata. Da tempo si parla di un possibile accordo tra il gruppo transalpino e il Banco, e i consulenti del Crédit Agricole hanno avuto nei mesi scorsi colloqui con il governo italiano per delineare la strategia della banca in Italia ed evitare che Palazzo Chigi blocchi l’operazione.
In realtà, una fusione dovrebbe comunque passare per il golden power dell’esecutivo, benché non sembrino esserci basi legali per impedirne la realizzazione. I ben informati, però, suggeriscono che un asse italo-francese sia difficile da strutturare per gli azionisti di entrambe le parti.
MPS: una fusione con Banco BPM strategicamente rilevante
La scorsa settimana l’Amministratore delegato di MPS, Luigi Lovaglio, ha dichiarato che la banca punta a rafforzare i legami commerciali con Anima Holding, l’asset manager del gruppo BPM dopo l’OPA dello scorso aprile. Tuttavia, la fusione con Mediobanca richiederà mesi, se non anni, per completare l’intero processo.
Solo dopo sarà possibile pensare concretamente a un’ulteriore combinazione. Su questo punto il governo Meloni manterrà alta l’attenzione, con l’obiettivo di rafforzare il terzo polo bancario del Paese, in grado di tenere testa ai due colossi Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Con l’asse MPS–Mediobanca–Banco BPM si otterrebbe un gruppo aggregato dal valore di mercato di circa 47 miliardi. Una volta risolta la non semplice questione Crédit Agricole, resterebbe però da affrontare il nodo della governance. Con la riforma del “ddl Capitali” non sarà più possibile che il Consiglio di amministrazione uscente presenti la propria lista per il nuovo Cda. È probabile, quindi, che ciascuna banca coinvolta convochi un’assemblea prima dell’approvazione del bilancio 2025, con all’ordine del giorno la modifica dello statuto.