Il 2022 ha generato una disfatta da 18.000 miliardi di dollari per le azioni globali. Con un tonfo del 20%, l'indice MSCI All-Country World sta per salutare l'anno con la peggiore performance dalla
grande crisi del 2008. Le Banche centrali sono state le principali responsabili di questa catastrofe, perché l'inflazione più alta degli ultimi 40 anni le ha costrette a inasprire la politica monetaria con strette sui tassi molto aggressive. I guai non vengono mai da soli e la guerra Russia-Ucraina, accompagnata dal rallentamento della Cina e dalla crisi degli approvvigionamenti, ha contribuito a trasmettere incertezza ai mercati, sottoposti costantemente al timore che una recessione economica possa spazzare via oltre un decennio di crescita.
Azioni globali: ecco cosa caratterizzerà il 2023
Il 2023 nasce portandosi dietro le macerie, ma con un dubbio enorme: continueranno le vendite che hanno martoriato le azioni globali per tutto l'anno che si lasciano alle spalle? La buona notizia è che raramente per due anni consecutivi si registrano cali nei i principali mercati azionari. Infatti, sono solo quattro le situazioni in cui dal 1928 l'indice S&P 500 è sceso per due volte di seguito. La brutta notizia è che quando ciò avviene, nel secondo anno le perdite risultano essere ancora maggiori. Gli investitori dovranno prestare attenzione a quattro principali elementi che possono determinare il corso delle azioni nel 2023.
Il primo riguarda le Banche centrali. Secondo una buona parte degli opinionisti, la
Federal Reserve finirà di alzare i tassi d'interesse nel primo trimestre dell'anno in arrivo, mentre verso la fine del 2023 dovrebbe cominciare a tagliare il costo del denaro. Questo significa che verso marzo ci potrebbe essere un interessante punto di ingresso per le azioni. Tuttavia, bisognerà vedere l'inflazione come si comporterà perché, anche con una recessione in arrivo, difficilmente le Banche centrali abbandoneranno la loro politica monetaria restrittiva se il carovita si manterrà a livelli alti.
Il secondo elemento riguarda i titoli tecnologici. Quest'anno le azioni tech sono state le principali perdenti a Wall Street, con il NASDAQ che è crollato circa del 35%. Big tech come Meta e Tesla hanno bruciato oltre due terzi del loro valore, mentre le quotazioni di Amazon e Netflix si sono più che dimezzate. L'aumento dei tassi d'interesse è veleno per le azioni legate alla crescita, soprattutto quando le loro valutazioni sono molto costose. Nel 2023 vi potrebbe essere un grosso problema legato alla recessione, che fa calare la domanda di alcuni beni come gli iPhone colpendo Apple, e della pubblicità impattando su aziende come Meta, Alphabet e Netflix.
Il terzo elemento si riferisce agli utili societari. Nonostante le numerose problematiche nel 2022, i guadagni sono rimasti abbastanza resilienti, ma gli analisti hanno rivisto al ribasso le stime per il 2023. Tuttavia, ancora queste potrebbero essere troppo alte e non riflettere in toto l'impatto di una recessione. Cosa potrebbe succedere se le prossime trimestrali dovessero deludere sotto questo profilo? A quel punto il mercato potrebbe andare incontro a perdite che ancora non ha scontato.
Infine ci sarà da considerare la situazione della Cina. Pechino a inizio dicembre ha deciso di rimuovere la politica Covid zero che durante tutto il 2022 ha determinato i blocchi delle attività, caratterizzando il rallentamento dell'economia cinese. L'impennata dei contagi nel Paese però desta molte preoccupazioni, perché non sono poche le nazioni che stanno chiedendo test Covid per i viaggiatori provenienti dalla Cina e non è del tutto escluso che le autorità del Dragone abbiano un ripensamento in merito alla scelta di smantellare i rigorosi freni al virus.