Nessuna valutazione di utili, cash flow, capacità di crescita, posizionamento di mercato e storia dell'azienda. L'analisi tecnica si basa sui prezzi di mercato delle azioni (o di qualsiasi altro asset) rappresentati dai grafici e fonda la sua utilità su quello che è successo nel passato. In altri termini, niente fondamentali, ma solo valutazione del comportamento, molto spesso irrazionale, del mercato.
In relazione a tutto ciò, l'analisi tecnica è alla base della
teoria dei castelli in aria, spalleggiata da economisti illustri come
John Maynard Keynes, che si contrappone alla
teoria delle solide fondamenta, che ha avuto in
Benjamin Graham il suo padre fondatore. Queste due scuole di pensiero hanno guidato i dibattiti tra economisti, analisti e investitori per un secolo, senza tuttavia convincere del tutto nella loro formulazione.
Ad ogni modo, l'analisi tecnica parte dal concetto che i mercati siano perfettamente efficienti e per questo tutte le informazioni che è possibile ottenere sul mercato siano già incorporate nei prezzi. Questi quindi sono guidati essenzialmente da aspetti psicologici. In pratica, se un'azione cresce, non lo fa perché il mercato l'aveva sottovalutata in termini di fondamentali e quindi si sta adeguando al reale valore, ma solo perché trascinata dalla reazione a volte frenetica delle masse.
Quali sono quindi le strategie che gli investitori mettono in atto con l'analisi tecnica? Ve ne sono diverse, alcune anche stravaganti, che vale la pena mettere in evidenza. Vediamole di seguito.
Sistema dei filtri
Una strategia molto popolare tra i trader è quella di adottare il sistema dei filtri. Con questa formula, si attua un filtraggio per entrare in acquisto o in vendita in base alla reazione di un titolo dai suoi livelli di minimo o di massimo. In pratica, si prende un minimo di un'azione in un intervallo temporale di un grafico e si entra in acquisto quando il prezzo sale di oltre una percentuale predeterminata (poniamo 5%-10%-15%), che rappresenta il filtro.
Allo stesso modo, si prende un massimo di un'azione e si entra in vendita allorché il prezzo scende oltre un determinato filtro. Nel primo caso si chiude la posizione quando le quotazioni scivolano sotto il filtro del successivo minimo. Nel secondo caso si chiude la posizione quando le quotazioni salgono sopra il filtro del successivo massimo.
Funziona questo sistema? Secondo gli studi fatti dagli analisti, sì e no. Nel senso che, prendendo diversi intervalli temporali, le verifiche hanno dato risultati coerenti. Il punto è che calcolando gli elevati costi delle transazioni generati dal sistema dei filtri, queste tecniche non riescono a battere quella di limitarsi ad acquistare e tenere una posizione per lo stesso periodo di tempo lungo il quale viene fatta la verifica.
Sistema della forza relativa
Il sistema della forza relativa consiste nel puntare sui titoli di tendenza, ossia che stanno facendo meglio degli indici generali di mercato, e vendere (anche allo scoperto) o comunque evitare quelli che si stanno comportando peggio. La formula è molto semplice, ma nel lungo periodo non ci sono evidenze di inerzia stabile dei mercati.
Alcune analisi hanno messo in luce che in un lasso di tempo venticinquennale, considerando il costo delle transazioni, la strategia di forza relativa non è conveniente per gli investitori rispetto a una semplice strategia "buy and hold".
Sistema prezzo-volume
Alla base della strategia prezzo-volume c'è la convinzione che se la salita (o discesa) di un titolo è accompagnata da volumi degli scambi rilevanti, significa che sul mercato si sta configurando un interesse in acquisto (o vendita) non completamente soddisfatto. Giocoforza, un asset continuerà a crescere (o decrescere) di valore.
Chi segue questa teoria rischia però di rimanere deluso, secondo gli studi empirici. Non c'è alcuna attendibilità nella previsione di dove andranno realmente i prezzi una volta che scatta il segnale delineato da questa strategia. Pertanto, con il costo e le tasse da pagare del trading, a lungo è preferibile acquistare un'azione e tenerla.
Configurazione testa-spalle
Un'altra strategia che i trader spesso seguono per captare alcuni segnali, soprattutto ribassisti, è quella attinente alla configurazione testa-spalle. In pratica, quando il grafico ha una formazione di salita e discesa formando un triplo massimo (o minimo) al punto da creare una sorta di immagine di teste e spalle, alla rottura verso il basso (alto) dello schema scatta l'allarme di vendita (acquisto).
Ancora una volta, le ricerche non hanno mostrato nel lungo periodo una relazione significativa tra il segnale tecnico e la successiva prestazione. Conclusione: meglio acquistare le azioni e mantenerle per un certo periodo di tempo. Si risparmiano commissioni di trading e tasse.
I Cani del Dow
La teoria dei Cani del Dow fu elaborata da un gestore patrimoniale di nome
Michael O'Higgins. La tecnica si basava sulla convinzione che i titoli poco alla moda del Dow Jones Industrial Average avrebbero invertito la direzione. In pratica, seguendo tale formula, un investitore avrebbe dovuto
acquistare le 10 azioni dell'indice con un rendimento dei dividendi maggiore, in quanto ciò implicava un rapporto prezzo/utili o prezzo/valore contabile più basso.
Il gestore patrimoniale James O'Shaughnessy condusse uno studio partendo dagli anni '20 del secolo scorso e scoprì che i Cani del Dow avevano fatto meglio degli indici generali di due punti percentuali senza alcuna assunzione aggiuntiva del rischio. Questo bastò per attirare l'attenzione dei fondi azionari che investirono miliardi di dollari su questo approccio, salvo poi scoprire di aver ottenuto performance più basse del mercato. Come lo stesso O'Higgins ammise, la strategia divenne troppo popolare.
L'effetto gennaio
L'effetto gennaio è una teoria che prende spunto da quanto accade nei mercati azionari nelle prime due settimane del nuovo anno. In pratica, in quel periodo, e principalmente per le aziende più piccole, i rendimenti ottenuti dall'acquisto delle azioni sono insolitamente generosi. Ci sono però due aspetti che mettono in crisi la teoria.
In primo luogo, l'effetto gennaio non si ripete puntualmente ogni anno e quindi esiste anche la probabilità che capiti l'anno sbagliato. In secondo luogo, i costi di transazione sono più alti per le azioni minori a causa della più scarsa liquidità che comporta uno scarto maggiore tra offerta e domanda. In conclusione, c'è il rischio che il rendimento ottenuto in quelle due settimane, ammesso che ci sia, non è abbastanza per coprire le commissioni di trading.
L'indicatore dell'orlo
Qui siamo di fronte a una delle più bizzarre teorie che siano mai state partorite nel mondo della finanza. Battezzata anche come "Teoria dei mercati rialzisti e delle ginocchia nude", lo schema prevede che i mercati salgono nei periodi in cui le donne indossano maggiormente le gonne sopra le ginocchia e scendono nelle fasi in cui vestono con le gonne lunghe. Ci furono delle incredibili coincidenze in varie epoche del mercato azionario a conferma di questa teoria.
Tre esempi su tutti. Il grande mercato rialzista degli anni '20 prima della recessione del '29 è stato accompagnato da orli alti, poi seguito da gonne fino alle caviglie dopo il grande crollo. Nella primavera del 1987, gli stilisti proposero le linee autunnali con gonne molto corte che sembravano più essere alla moda.
Tuttavia, con l'avvento dei primi freddi, la maggior parte delle donne decise di tornare alle gonne lunghe e a ottobre si materializzò il più grande crollo giornaliero di Wall Street della storia. Il lungo mercato ribassista di inizio millennio, a seguito dello scoppio della bolla delle dot-com, fu accompagnato da un periodo in cui i pantaloni soppiantarono le gonne. Questi casi ovviamente rientrano nell'alveo delle coincidenze. Il problema è che qualcuno li prenda troppo sul serio.
L'indicatore del Super Bowl
Qualcuno è riuscito a elaborare la teoria che il sentiment degli investitori a Wall Street sia condizionato da chi in un anno vince il Super Bowl. Il mercato cioè diventa rialzista quando a trionfare è una squadra della NFC, mentre si deprime se a spuntarla è una squadra dell'AFC. L'indicatore ha avuto ragione più spesso rispetto alle volte in cui ha avuto torto. Ma questo cosa dimostra? In verità, nulla di più del fatto che a volte due eventi completamente indipendenti risultino accidentalmente correlati.
Teoria dei lotti spaiati
La teoria dei lotti spaiati consiste nel considerare un segnale in base a ciò che fanno alcuni investitori, chiamati nei forum appunto lottisti spaiati per indicare i contrarian indicator. In pratica, per fare soldi basta agire in modo contrario a ciò che fa questa categoria di persone. I lottisti spaiati sono così denominati perché comprano azioni inferiori a lotti di 100.
Si tratta in sostanza di dilettanti che non possono permettersi di spendere cifre importanti e operano esclusivamente sulla base delle loro emozioni. Per questo vengono giudicati come agnelli sacrificali del mercato. La strategia quindi è quella di studiare il rapporto tra gli acquisti di lotti spaiati e le loro vendite, ma soprattutto di guardare quali titoli sono stati acquistati e venduti. C'è una certa evidenza che le prestazioni dei lottisti spaiati siano abbastanza inferiori rispetto alle medie di mercato. Tuttavia, costruire una strategia fondata su questo concetto non dà alcuna garanzia di performance.