Michael B. O'Higgins ha segnato un passaggio importante nella finanza internazionale con il metodo de "I cani del Dow", reso celebre con il libro Beating The Dow del 1991. Vediamo quindi di conoscere di più su questo grande guru della finanza e sulla strategia messa in atto per ottenere una performance maggiore rispetto al mercato.
Michael B. O'Higgins: biografia
Michael B. O'Higgins è nato in Venezuela, a San Tomé, nel 1947. Il padre lavorava nell'industria petrolifera e lui poté crescere e studiare in ogni Continente prima di stabilizzarsi negli Stati Uniti all'età di 18 anni. Lì conseguì una laurea in Economia presso il Siena College nel 1970 e successivamente lavorò per un breve periodo per lo Stato di New York e al servizio di Procter & Gamble.
Nel 1971 entrò nel mondo degli investimenti. Inizialmente fu assunto per un tirocinio dall'agente di cambio Spencer Trask & Company, poi continuò presso White, Weld & Company. Nel 1978 avviò la sua prima società di gestione del risparmio. Quell'anno fu considerato uno dei migliori gestori americani e divenne argomento di diversi articoli su riviste specializzate come Time Magazine, Barron's, Forbes, Business Week, Money Magazine, Financial World, The Wall Street Journal, The New York Times, USA Today e The Financial Times.
Nel 1991 O'Higgins pubblicò la sua popolare strategia d'investimento conosciuta come The Dogs of the Dow attraverso il libro Beating The Dow, che quell'anno divenne il classico d'investimento più venduto negli Stati Uniti.
Michael B. O'Higgins: i cani del Dow
I cani del Dow è una strategia d'investimento in base alla quale un investitore seleziona ogni anno 10 azioni con il più alto dividend yield quotate sul Dow Jones Industrial Average. I titoli scelti potrebbero essere rischiosi, perché spesso le società aumentano il loro dividendo quando vi sono cattive notizie o le quotazioni stanno scendendo. Appunto O'Higgins li considera "cani". Tuttavia, la strategia si fonda sul concetto che le azioni abbiano potenzialità di guadagno notevole, oltre al vantaggio di staccare cedole elevate.
La ragione che guida tale analisi si fonda sul fatto che le società blue-chip che compongono l'indice industriale americano abbiano una capacità di resilienza maggiore quando si manifestano turbolenze nel mercato. Inoltre, riescono a mantenere rendimenti elevati da dividendi per effetto della loro attività matura, del grande accesso ai mercati del credito, della capacità di accaparrarsi manager di alto profilo e di acquisire società dinamiche.
Da qui, visto che gli alti rendimenti si manifestano dopo cali significativi delle quotazioni, cedole elevate rispetto al prezzo delle azioni implicano la possibilità che si determini un rimbalzo, in concomitanza con il fatto che la valutazione dell'asset in quel momento sia ragionevole. In definitiva, gli investitori troverebbero una doppia fonte di guadagno: quella derivante da dividendi relativamente alti che potrebbero essere reinvestiti e quella che scaturisce dal rialzo delle azioni superiore alla media in quanto in quel momento sottovalutate. Il limite del metodo I cani del Dow è che non copre tutti i settori di mercato, dal momento che seleziona solo 10 titoli da inserire in portafoglio.
I risultati finora di tale strategia analizzati dalla ricerca indipendente sono stati contrastanti. Alcuni studi hanno trovato il metodo negativo, ma l'applicazione ai mercati internazionali ha confermato che nel lungo periodo le performance possono essere interessanti, in quanto aggiustate per il rischio battono il mercato. Nel ventennio che va dal 1992 al 2011 ad esempio, studi hanno mostrato che i Dogs of the Dow hanno eguagliato in media il rendimento del Dow Jones e sovraperformato quello dell'S&P 500. Tuttavia, nel breve periodo le ricerche hanno evidenziato una maggiore volatilità e sottoperformance.