L'analisi tecnica consiste nel creare e interpretare i grafici delle azioni o di qualsiasi altro asset, a prescindere dai fondamentali. I cultori di questa disciplina basano le loro valutazioni sul fatto che
il mercato sia al 10% logico e al 90% psicologico. Per questo si riconoscono nella teoria dei castelli in aria, sostenuta dal grande economista
John Maynard Keynes, secondo cui i prezzi che si formano di un titolo sono frutto del sentiment generale del mercato.
Gli analisti tecnici considerano alcuni principi importanti. In primo luogo che i comportamenti del passato tendono a ripetersi. In pratica, quando si ripresentano certe condizioni, un'azione tende a comportarsi allo stesso modo in cui ha fatto in precedenti occasioni.
In secondo luogo che i mercati sono efficienti. Ciò significa che tutte le informazioni disponibili sui futuri utili, dividendi e prestazioni di una data azienda sono già incorporate nei prezzi in Borsa. Un grafico quindi riporta già tutte queste informazioni, buone o cattive che siano, attraverso i prezzi e i volumi.
Infine che i prezzi seguono delle tendenze. Se un'azione tende a salire, gli investitori vorranno saltare nel carro dei vincitori per non sentirsi sprovveduti rispetto agli altri e quindi sono più propensi ad acquistare alimentando il rally; se un'azione sta scendendo invece subentra l'effetto panico e quindi gli investitori tendono a vendere per limitare le perdite.
Analisi tecnica: funziona davvero?
I critici dell'analisi tecnica ritengono che i grafici non siano in grado di spiegare i prezzi né prevederne l'evoluzione futura. Al riguardo, presentano almeno tre argomenti perché questo approccio potrebbe non funzionare.
Il primo è che c'è un fattore di casualità che spiega comportamenti simili delle azioni rispetto al passato. Ciò implica che se un titolo si è mosso in un certo modo in precedenti occasioni non significa che farà lo stesso in futuro. Alcuni studi hanno mostrato tale elemento di casualità smentendo la ripetizione di comportamenti analoghi dei titoli.
Il secondo tema è il ritardo con cui un investitore arriva al segnale di acquisto o vendita secondo l'analisi tecnica. In pratica, spesso sui mercati si verificano movimenti talmente bruschi per cui non si ha il tempo di salire a bordo, sempre ammesso che un certo segnale sia valido. Ne consegue che entrare in acquisto o in vendita dopo che il prezzo ha già fatto la maggior parte del suo percorso rischia di rendere l'operazione in perdita.
Quando c'è molta volatilità, le inversioni di tendenza repentine sono molto comuni. Inoltre, in questo contesto, bisogna tener conto del valore dell'informazione. Alcuni entrano in contatto con essa prima degli altri e quindi i prezzi si muoveranno rapidamente in anticipo. Dunque, se il segnale è che le quotazioni giungeranno a un certo livello domani, è possibile che esso sia raggiunto oggi.
La terza ragione per cui l'analisi tecnica può fare fiasco è che quante più persone la usano, tanto più il suo valore di deprezza. In pratica, se tutti cercano di sfruttare un segnale di acquisto o di vendita espresso dai grafici in maniera simultanea, il potenziale vantaggio viene annullato perché i prezzi si allineano di conseguenza. Tra l'altro, molti operatori cercano di anticipare i segnali, il che fa venire meno la sicurezza che tali segnali si manifesteranno e quindi che l'operazione sia alla fine profittevole.