Nel 2025 in Cina potremmo assistere alla terza serie di insolvenze obbligazionarie degli ultimi dieci anni. È quanto emerge da un rapporto di S&P Global. I dati dell'agenzia americana riportano come il tasso di default societario cinese sia sceso nel 2023 appena allo 0,2%, il livello più basso degli ultimi 8 anni e molto al di sotto del 2,6% a livello globale. Tuttavia, la crescita economica in flessione potrebbe prendere il sopravvento.
Charles Chang, responsabile per la Cina di S&P Global Ratings, ha affermato che la divergenza di insolvenze lo scorso anno tra la Cina e il resto del mondo non rappresenta un buon segno in quanto non risulta frutto del funzionamento dei mercati. "Nell'ultimo anno abbiamo visto direttive o linee guida da parte del governo per scoraggiare i default nel mercato obbligazionario. La domanda è: cosa accadrà quando terminerà la guidance per evitare le insolvenze?", ha osservato Chang.
Cina: S&P, il mercato immobiliare rimane il tallone d'Achille
Il problema più grande per la solvibilità della Cina in questo momento è rappresentato dal mercato immobiliare. S&P sottolinea come tra il 2020 e il 2024 il settore degli immobili abbia guidato le insolvenze, mentre in precedenza la maggior parte dei fallimenti veniva dall'area industriale e delle materie prime. Il giro di vite del governo cinese negli ultimi anni ha sfiancato il mercato degli immobili generando una serie di inadempienze a catena e paralizzando le nuove costruzioni.
Al momento, però, ci sono pochi segnali di miglioramento, nonostante gli stimoli delle autorità del Dragone per impedire il tracollo. "Il problema più grande per il governo è se il mercato immobiliare e i prezzi possano stabilizzarsi", ha detto Chang. "Ciò potrebbe potenzialmente alleviare alcuni degli effetti negativi sulla ricchezza che abbiamo visto dalla metà dello scorso anno".
Uscendo dall'ambito immobiliare, S&P rileva come le obbligazioni insolute siano diminuite in gran parte dei settori nel 2023, eccezion fatta per i beni di consumo e per le vendite al dettaglio.
E la crescita?
Il punto è ora chiedersi quanto un riemergere delle insolvenze possa impattare sulla crescita economica della Cina. Chang ha parlato di "potenziali vulnerabilità", il che significa che la pressione sull'economia potrebbe essere rilevante. Occorre considerare che il settore immobiliare contribuisce per circa un quarto al PIL del Paese e quindi un crollo delle società del settore avrebbe delle ripercussioni indesiderate mettendo a repentaglio gli obiettivi di crescita del governo.
Pechino ha previsto per il 2024 un PIL al 5,2%, da alcuni considerato ambizioso quantunque l'economia cinese stia dando segnali di ripresa dopo due anni difficili. Una delle spine nel fianco per il Paese riguarda gli
alti livelli di debito pubblico, ma Vitor Gaspar, Direttore del dipartimento degli affari fiscali del
Fondo Monetario Internazionale, li considera meno pressanti rispetto alla questione immobiliare "in un'ampia strategia globale" che cerca di spingere
sull'innovazione e sulla crescita della redditività, nonché sullo stimolo alle famiglie a spendere di più. È da vedere, però, se tutto questo sarà sufficiente a compensare l'influenza negativa del settore immobiliare e se riuscirà a sostenere la crescita economica del Dragone.