Mettere un tetto ai prezzi del petrolio russo è un'idea ridicola. Lo sostiene Gal Luft, co-direttore dell'Institute for the Analysis of Global Security, che ha aggiunto come la mossa potrebbe ritorcersi contro i Paesi del G7 che la stanno portando avanti. L'esperto osserva che il petrolio è una merce fungibile e questo viene ignorato perché si pensa che si possono sfidare le leggi della domanda e dell'offerta.
"È come andare in un negozio e chiedere al venditore di accettare meno soldi del prezzo proposto", ha affermato Luft. "Il mercato del petrolio è molto sofisticato, non è così che funziona, è impossibile forzare i prezzi", ha aggiunto. E poi arriva la sentenza finale: "l'obiettivo dell'Occidente è quello di portare le quotazioni del greggio a 40 dollari al barile, con il risultato che queste arriveranno a 140 dollari al barile".
Petrolio: le quotazioni hanno ripreso a salire
Nelle ultimissime settimane sembrava che il prezzo del petrolio avesse iniziato un percorso di discesa, portandosi fino a 90 dollari al barile, in scia proprio agli sforzi coriacei di limitare il prezzo che le società energetiche possono pagare per il combustibile proveniente da Mosca. Durante la riunione del G20 a Bali avvenuto nella scorsa settimana, il Segretario degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha paragonato la misura a uno dei mezzi più potenti che possono essere attuati per combattere l'inflazione.
La Casa Bianca è in prima linea per cercare di risolvere la crisi energetica che attanaglia tutto il mondo e in particolare l'Europa, a stretto contatto con la guerra Russia-Ucraina. Venerdì scorso, Il Presidente USA
Joe Biden si è recato a Riyadh per cercare di convincere il Principe ereditario Mohammed Bin Salman ad
aumentare l'offerta dell'Arabia Saudita ai Paesi dell'UE, in modo da ridurre le pressioni al rialzo sul prezzo dell'oro nero. Tuttavia, non si può dire che la missione sia stata un successo, in quanto dal peso massimo dell'
OPEC non si è ricevuta alcuna promessa in tale direzione. Secondo gli esperti, è molto difficile che il Paese arabo utilizzi il buffer da 1 milioni di barili giornalieri di capacità inutilizzata per il momento.
Questo complica le cose, in considerazione anche del fatto che molte delle misure anti-Covid in Paesi come la Cina sono state rimosse e la domanda è tornata a livelli molto alti. Infatti, le ultime giornate di contrattazioni sul mercato delle materie prime hanno visto le quotazioni del Brent e del WTI riportarsi nuovamente sopra i 100 dollari al barile.
Proprio la Cina è un elemento chiave in tutta la vicenda che vede contrapposto l'Occidente alla Russia. Stabilire un tetto ai prezzi non avrebbe molto senso, secondo molti, se proprio il più grande acquirente del mondo non partecipasse alla campagna. Ancor più che l'altro grande big asiatico, l'India, non sembra affatto intenzionata ad assecondare i piani di Stati Uniti ed Europa.
La conseguenza di tutto ciò è che nemmeno un price cap potrebbe funzionare per indebolire veramente la posizione di Putin sul mercato energetico. Il Ministro delle Finanze indonesiano Sri Mulyani Indrawati ha dichiarato che i problemi energetici sono dal lato dell'offerta e un tetto ai prezzi non risolverà questo problema.