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Il Dipartimento dell'Energia Usa acquista riserve strategiche per sostenere la domanda;
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Saudi Aramco non reagisce al calo dei prezzi del greggio e maniene inalterata la cedola agli azionisti;
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Il prezzo del petrolio si avvia verso i 20 dollari stando alle previsioni degli analisti.
Il prezzo del petrolio è sceso sotto i 30 dollari, toccando livelli che non si vedevano dal 2016. Il greggio WTI, in questo momento quota circa 29,25 dollari dopo aver fatto registrare ieri minimi di giornata in prossimità di 28 dollari al barile. Il lieve recupero delle quotazioni è stato favorito dalla notizia circolata nella notte che il Dipartimento dell'Energia USA ha confermato l'acquisto di riserve strategiche con lo scopo di sostenere la domanda. La news fa eco alla decisione di Trump dei giorni scorsi di intervenire sul mercato del greggio attraverso la Strategic Petroleum Reserve (SPR) per impedire che le compagnie dello shail oil, gravemente indebitate, possano incorrere nel fallimento. Il piano, che costerà alla Casa Bianca 2,6 miliardi di dollari, aumenterà gli stoccaggi fino alla capacità massima di contenimento che, secondo gli esperti, si aggira intorno ai 77 milioni di barili. Secondo alcuni strategist, la mossa della Russia di Putin di non attuare tagli alla produzione giornaliera di greggio in occasione dell'ultima riunione dell'OPEC aveva anche come intento proprio quello di mettere in fuorigioco i produttori americani. Lo sviluppo di questo comparto, particolarmente sostenuto nel corso dell'amministrazione Obama, hanno trasformato gli Stati Uniti da importatore a esportatore di petrolio.
Gli USA corrono ai ripari, Saudi Aramco rilancia sfida
Ritornando all'attualità, i provvedimenti della notte rendono l'idea della situazione di emergenza che sta affrontando l'economia internazionale e con essa il comparto energetico. Bisogna ricordare che l'obiettivo dell'SPR non è quello di sostenere i prezzi ma di far fronte a contingenze improvvise di mercato che comportino uno squilibrio temporaneo tra domanda e offerta. In base alla situazione del momento, ossia da un lato del dilagare dell'epidemia da corona virus e dall'altro della guerra commerciale in atto tra Russia e Arabia Saudita, sembra che la cosa assuma carattere strutturale che potrebbe mantenere questo status quo a lungo. Oltre a far soffrire le compagnie americane dello shail oil, il crollo di questi giorni dell'oro nero ha generato non pochi grattacapi alle compagnie petrolifere internazionali, in primis al colosso Saudi Aramco. La decisione di Riad di aumentare la propria offerta di greggio ha avuto inevitabili conseguenze negative per l'economia saudita e la sua società più importante: la capitalizzazione di Saudi Aramco è scesa di 140 miliardi di dollari, scendendo sotto il prezzo dell'IPO, quando gli investitori internazionali le avevano affibiato una valutazioone superiore ai 2 mila miliardi di dollari. A pesare sulle prospettive di Borsa di Saudi Aramco previsioni di eccesso di offerta fino a 10 milioni di barile al giorno da mettere in preventivo fino a maggio. La sfida commerciale intrapresa con Mosca non frena tuttavia l'Arabia Saudita. Il Ceo di Saudi Aramco, Amin Nasser, ha dichiarato che aumenterà la produzione di petrolio da aprile, portandola a 12,3 milioni di barili al giorno. Saudi Aramco non intende tuttavia penalizzare gli azionisti, con il dividendo da 75 miliardi di dollari che è stato confermato nonostante nel prossimo futuro la società debba mettere in preventivo una pressione sui margini data dagli attuali prezzi.
Petrolio: quali previsioni per il prezzo del greggio?
Il segretario dell'OPEC è molto preoccupato. Mohammed Barkindo ritiene che nelle condizioni attuali i ricavi del 2020 che derivano da oil e gas potrebbero subire una discesa tra il 50% e l'85%, ovverosia il punto più basso da 20 anni a questa parte. Le prospettive non sono nel breve rosee soprattutto se lo strappo tra Russia e Arabia Saudita non verrà ricomposto. L'aumento dell'output da parte di Riad ha saturato il mercato dal lato dell'offerta e reso inefficaci i tentativi della FED. Aumentando la liquidità, la banca centrale USA poteva direzionare gli acquisti anche nel mercato delle materie prime, creando le condizioni per una risalita dei prezzi anche grazie ai provvedimenti di stabilizzazione messi in campo da Trump.Molti analisti sostengono il prezzo di 20 dollari al barile è un livello che il greggio può raggiungere anche in breve tempo. Almeno fino a quando la pandemia del corona virus sarà in circolo e le aziende del mondo non potranno riprendere le loro attività in modo normale e strutturato.