I prezzi del petrolio continuano a scendere. Il
WTI è scivolato sotto la soglia psicologica degli 80 dollari, un livello chiave per i Paesi dell'
OPEC+ in quanto permette ai Paesi del Cartello di registrare ingenti profitti senza rappresentare un elemento inflazionistico per i consumatori. Prima della crisi energetica, la quotazione di equilibrio era di 60 dollari.
Nell'ultimo meeting
dell'OPEC+ è stata varata una riduzione dell'offerta di 2 milioni di barili giornalieri, contribuendo a una risalita del prezzo del petrolio fino a 100 dollari e scatenando le ire degli Stati Uniti per il comportamento ambiguo dell'Arabia Saudita. Il leader del cartello infatti aveva concordato con il Presidente
Joe Biden di sostenere l'Europa per uscire dalla crisi energetica, impegnandosi a non innescare meccanismi che portassero all'aumento delle quotazioni dell'oro nero.
Petrolio: i motivi della discesa dei prezzi
L'attuale calo dei prezzi è riconducibile a diversi fattori. In primo luogo l'aumento dei casi di Covid-19 in Cina aumenta le probabilità che Pechino attui nuove chiusure paralizzando l'attività produttiva e quindi diminuendo la domanda della materia prima. Il Governo ha recentemente fatto capire che le misure draconiane perseguite nell'ottica dello zero Covid che si sono viste in primavera, non verranno riproposte. Tuttavia, già in alcune città dove l'epidemia ha ripreso a correre, le Autorità sono corse ai ripari.
Un secondo driver che ha penalizzato le quotazioni del greggio riguarda il timore che una recessione negli Stati Uniti. La lettura dell'inflazione di ottobre, risultata inferiore del previsto, ha spinto gli operatori a scommettere su una minore aggressività da parte della Federal Reserve. Tuttavia, le dichiarazioni recentemente rilasciate dai funzionari della Fed hanno spento l'entusiasmo e favorito l'idea che le strette continueranno ancora per un po', almeno fino a quanto l'inflazione non si sarà avvicinata all'obiettivo del 2% . "La Fed e i cinesi hanno entrambi gettato acqua fredda su queste speranze ottimistiche", ha riferito Mizuho Securities.
Tutto questo nonostante l'OPEC+ vada verso un ulteriore taglio della produzione nella riunione del 4 dicembre, il giorno precedente all'entrata in vigore l'embargo dell'Unione Europea al petrolio russo. Tra l'altro, l'utilizzo di scorte strategiche da parte degli Stati Uniti si accinge alla conclusione.
Petrolio: Goldman Sachs abbassa le stime
Goldman Sachs ha ridimensionato le sue previsioni sul prezzo del petrolio per il quarto trimestre 2022, portandole da 110 a 100 dollari al barile. La banca d'affari americana nel suo studio ha citato come cause della sua revisione le crescenti preoccupazioni per il Covid in Cina e le incertezze del G7 in merito al price cap sul petrolio russo.
In particolare, gli analisti della banca ritengono che ulteriori lockdown decisi dalle Autorità cinesi equivarrebbero a un calo della domanda di 2 milioni di barili al giorno. A tutto ciò si aggiungono volumi più alti del previsto di produzione ed esportazione di greggio dalla Russia, "a due settimane dall'entrata in vigore dell'embargo dell'UE".