L'oro consolida la sua forza in questo 2023 mantenendosi a pochi metri dal traguardo del massimo storico raggiunto per la prima volta ad agosto del 2020 a 2.069 dollari l'oncia. Negli ultimi mesi gli investitori hanno puntato sul metallo giallo per svariate ragioni, ma non sono stati gli unici ad aumentare i loro acquisti. Anche le Banche centrali di tutto il mondo hanno fatto la loro parte, come dimostrano i dati del World Gold Council: secondo l'istituto, nei primi due mesi del 2023, le autorità monetarie hanno incamerato 157 tonnellate nette di oro, segnando il livello maggiore dell'ultimo decennio.
In particolare, sono due gli istituti centrali che si sono distinti: la
People's Bank of China, che ha aggiunto alle sue riserve 15 tonnellate a gennaio e 25 a febbraio e la
Banca di Russia, che a febbraio ha registrato afflussi di oro per 31 tonnellate. In entrambi i casi lo shopping è probabilmente legato alla necessità di ridurre la dipendenza dal dollaro da parte dei due Paesi, alle prese con il tentativo di
ridisegnare gli assetti finanziari a livello mondiale.
Oro: ecco perché continuare a comprarlo
Nell'attuale contesto, gli investitori si chiedono se il mercato si appresta a soffrire di vertigini con un prezzo dell'oro così alto e preferirà monetizzare, oppure se il trend ascendente deciderà di sfidare i top di sempre. Ci sono tre ragioni che fanno propendere per la seconda ipotesi.
La prima riguarda i tassi d'interesse. Uno dei motivi per cui il metallo prezioso ha chiuso il 2022 in parità è rappresentato dal fatto che i rendimenti degli altri asset rifugio, come i titoli di Stato USA e il dollaro americano, fossero molto allettanti, al cospetto di un'attività come l'oro che non produce reddito. Adesso, con le aspettative di una
Federal Reserve si avvia verso il picco dei tassi e il conseguente calo dei rendimenti sul mercato,
l'oro è diventato più prezioso. In questa settimana due elementi supportano le attese del mercato: in primis il calo dell'inflazione maggiore delle attese e in secondo luogo i verbali della Fed, che hanno alimentato il dibattito interno sull'opportunità di arrestare a breve le strette sui tassi.
La seconda ragione concerne la crisi bancaria. Per il momento la situazione sembra essersi calmata, ma con le trimestrali in arrivo si potrà vedere quanto la tempesta finanziaria generata dal fallimento di tre importanti banche USA abbia inciso sugli utili aziendali e soprattutto quanto potrà incidere in prospettiva. Gli analisti si aspettano guadagni in discesa e guidance in ribasso. Se tali previsioni dovessero essere confermate, è lecito attendersi turbolenze nei mercati finanziari, con il ricorso ulteriore all'oro in qualità di bene rifugio.
La terza motivazione che potrebbe permettere a questa commodity di aggiornare il massimo storico è rappresentato dal declino del dollaro USA. Dopo un 2022 all'insegna della forza, il biglietto verde sembrerebbe aver preso inesorabilmente la via della discesa. Se arriverà, come si pensa, una recessione negli Stati Uniti e la Fed comincerà a invertire la sua politica monetaria, è facile immaginare nuove pressioni ribassiste sulla valuta a stelle e strisce. Questo andrà a vantaggio dell'oro, essendo quotato in dollari e legato da un rapporto di correlazione inversa con il greenback.